Tutti gli articoli di Salvatore Gamba

Phishing, nel 2023 gli attacchi sono aumentati del 40%

Nel corso del 2023, il sistema anti-phishing di Kaspersky ha efficacemente respinto oltre 709 milioni di tentativi di accesso a siti web fraudolenti e truffaldini. SI tratta di un incremento incredibile, di ben il 40% in più rispetto all’anno precedente. Gli attacchi di phishing hanno sfruttato con maggiore frequenza canali come le app di messaggistica, le piattaforme di intelligenza artificiale, i servizi di social media e gli scambi di criptovalute per ingannare gli utenti.

Picco di frodi nel periodo delle vacanze

L’analisi annuale di Kaspersky sul panorama delle minacce spam e phishing ha evidenziato una costante crescita degli attacchi di phishing nel 2022, tendenza che ha continuato ad aumentare nel 2023 con un impennata del 40%, raggiungendo un totale di 709.590.011 tentativi di accesso a link fraudolenti.

Oltre a un picco osservato a maggio e giugno, gli attacchi si sono incrementati costantemente nel corso dell’anno, forse legati all’avvicinarsi delle festività natalizie, periodo in cui i criminali informatici intensificano le truffe legate ai viaggi, come biglietti aerei contraffatti, tour e offerte alberghiere vantaggiose.

L’IA amplifica le tecniche di attacco

La diffusa adozione di tecnologie basate su ChatGPT ha fornito ai truffatori nuovi canali di attacco, ma non hanno trascurato le tattiche tradizionali. Eventi di grande richiamo come Barbie e Wonka sono stati sfruttati per creare siti web contraffatti, attirando utenti desiderosi di accedere a eventi attesi o ottenere sconti. Inoltre, Kaspersky ha notato un aumento degli attacchi tramite piattaforme di messaggistica, bloccando 62.127 tentativi di reindirizzamento tramite phishing e link truffa su Telegram, con un incremento del 22% rispetto all’anno precedente.

La maggior parte dei tentativi di reindirizzamento nelle app di messaggistica è stata rilevata in Russia, seguita da Brasile, Turchia, India, Germania e Italia, dove è cresciuta anche l’attività di phishing basata su Telegram.

Precauzione e verifica

Proteggersi da questi pericoli è non solo possibile, ma anche necessario: il phishing si conferma una minaccia diffusa e in continua evoluzione nel panorama digitale. Per mettere al sicuro i propri account, gli esperti consigliano precauzione, un po’ di sano scetticismo e soprattutto una verifica prima di aprire link o e-mail sospette. Per difendersi dalle truffe, è importante cliccare su link provenienti esclusivamente da mittenti affidabili, utilizzare soluzioni di sicurezza durante la navigazione online e aggiornare sistemi e antivirus.

Le aziende italiane sono inclusive? Sì secondo i direttori HR

L’85% dei direttori del personale ritiene che la propria azienda promuova attivamente la diversità e l’inclusione. Lo afferma l’indagine condotta dall’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (Aidp) sulla parità di genere in azienda. Il sondaggio, curato dal Centro Ricerche Aidp, ha coinvolto circa 700 direttori del personale, di cui oltre il 63% sono donne.

Donne in ruoli apicali

Più del 60% dei partecipanti afferma che nella propria azienda sono presenti donne con ruoli apicali e di responsabilità, mentre il 33% risponde positivamente, ma con la considerazione “non abbastanza”. Complessivamente, il 93% dei direttori del personale dà un’indicazione positiva sulla presenza femminile in posizioni di rilievo, seppur con alcune riserve. Solo il 7% afferma il contrario.

Parità di genere in oltre metà delle imprese

Sul fronte delle politiche aziendali per la parità di genere, oltre il 53% risponde positivamente, il 19% afferma di sì ma non abbastanza, e il 17% risponde negativamente. Per quanto riguarda la partecipazione a iniziative anti-discriminazione di genere, il 51% risponde positivamente, mentre il 49% risponde negativamente.

L’85% dei direttori del personale sostiene che la propria azienda favorisce un dialogo aperto sulla diversità e l’inclusione, mentre oltre il 92% afferma che sono garantite pari opportunità di formazione e sviluppo professionale per le donne. L’83% dichiara che esistono politiche di flessibilità con particolare attenzione al genere femminile.

Equità retributiva

Sulla questione dell’equità retributiva tra donne e uomini, il 50% esprime un parere positivo, il 25% risponde sì ma non abbastanza, mentre oltre il 17% risponde negativamente. L’83% dei direttori del personale è a conoscenza della certificazione della parità di genere, con il 38% che ha già attivato un audit con società di certificazione.

C’è ancora molto da fare per la parità

L’87% dei direttori del personale non è a conoscenza di episodi di bullismo o maschilismo nelle proprie aziende, mentre il 72% ritiene che chiunque possa agire liberamente per segnalare fenomeni di discriminazione di genere.

“I risultati dell’indagine Aidp sul tema della parità di genere evidenziano un doppio aspetto”, ha detto il presidente nazionale di Aidp Matilde Marandola. “Da un lato una percentuale elevata di responsabili delle risorse umane che descrive un contesto positivo, dall’altro la presenza di una percentuale non trascurabile di riscontri negativi, come ad esempio gli atti di discriminazione che richiedono un intervento nell’immediato così come altre aree di miglioramento da implementare. Sicuramente l’obiettivo è giungere a percentuali piene e assolute di parità. Molto è stato fatto anche dai direttori del personale e anche da altre persone che seguono il tema per questioni legate all’ambiente lavorativo, ma c’è ancora molto da fare”.

Adolescenti, violenza di genere e dimensione “onlife” 

Il 17% degli adolescenti tra 14 e 18 anni pensa che in una relazione intima sia ‘normale’ che ogni tanto scappi uno schiaffo, e per il 30% la gelosia è un segno di amore.

In una dimensione delle relazioni sempre più onlife anche condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner è una prova d’amore (21%). Secondo i risultati dell’indagine sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos, quasi uno/a su cinque (19%) di chi ha/ha avuto una relazione intima dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti. 
Ma tra i tanti elementi di preoccupazione emerge il dato positivo dell’interesse crescente verso le tematiche di genere.

Le dinamiche di controllo

Al 26% degli adolescenti che hanno/hanno avuto una relazione è capitato che il/la partner creasse un profilo social falso per controllarlo/a. E l’11% di tutti gli intervistati dichiara che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso.

Il 65% ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo, dalla richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%) a non vestirsi in un determinato modo (32%). Ma il 63% dichiara di aver praticato almeno un comportamento di controllo nei confronti di altri.
Quanto al consenso a un rapporto sessuale, il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile. Ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento.

Le relazioni intime nella vita online 

Nella vita relazionale degli adolescenti la dimensione online e quella offline sono ormai intrecciate in modo indissolubile. Il 73% dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute, e il 64% di aver usato i social media per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace. 

L’ambiente digitale è parte integrante anche delle relazioni intime. Il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse (40% tra chi è in una relazione).
Ma un adolescente su 10 ha condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito, e l’11% ha subìto una condivisione di proprie foto intime senza aver dato il consenso. 

Le proposte dei giovani contro la violenza

Tra le misure ritenute più utili per spingere i/le giovani a chiedere aiuto in caso di violenza all’interno di una relazione intima, gli adolescenti indicano il numero telefonico gratuito specifico per denunciare o avere consigli e informazioni in caso di violenza (42%), programmi di sensibilizzazione per le scuole che coinvolgano insegnanti, studenti e famigliari (36%), la migliore conoscenza delle procedure di segnalazione (33%). E gli sportelli di aiuto scolastici (32%).

Italia, partite Iva: aumentano nuove figure professionali, calano quelle tradizionali 

Superato il 2020, annus horribilis caratterizzato dalla pandemia, il numero di lavoratori autonomi in Italia è tornato a crescere, stabilizzandosi sopra i 5 milioni di individui. Al 31 dicembre dell’anno scorso, il totale era di 5.045.000 lavoratori indipendenti, in lieve aumento rispetto a quattro anni prima, ma ancora lontano dai 6,2 milioni registrati all’inizio del 2004. Lo rivela l’Ufficio studi della CGIA.

Le categorie di indipendenti che salgono e scendono

È importante notare che non tutte le categorie di lavoratori autonomi godono di buona salute. Settori tradizionali come artigiani, piccoli commercianti e agricoltori vivono una profonda difficoltà e registrano contrazioni nel numero degli addetti. Al contrario, le partite IVA senza albo o ordine professionale, come web designer, social media manager, formatori, consulenti agli investimenti, pubblicitari e altri, stanno registrando numeri in aumento .

Un “esercito” di 6 milioni di italiani

Questo popolo delle partite IVA, delle micro imprese e dei loro dipendenti costituisce un blocco sociale di oltre 6 milioni di italiani che, prima della pandemia, contribuivano con quasi 200 miliardi di PIL. Nel corso degli ultimi 40 anni, questo settore è diventato centrale in molte regioni del Paese, soprattutto al Nord-Est, rappresentando una componente strutturale del sistema economico italiano.

Il regime forfettario ha fatto bene

Il trend positivo degli ultimi tre anni è attribuibile alla ripresa economica successiva al Covid. L’introduzione del regime forfettario per attività con ricavi inferiori a 85 mila euro ha reso più agevole gestire fiscalmente un’attività indipendente. Tuttavia, si ipotizza che la crescita numerica possa essere influenzata anche dalle “false” partite IVA, con un aumento stimato di circa 500 mila unità, probabilmente legato al boom dello smart working.

A livello territoriale, il trend degli ultimi nove mesi del 2023 riflette un aumento complessivo, sebbene non tutte le regioni siano coinvolte in modo omogeneo. Il Molise, la Liguria, la Calabria e l’Emilia Romagna hanno registrato i maggiori incrementi, mentre l’Abruzzo, l’Umbria, il Trentino Alto Adige e le Marche hanno subito contrazioni.

I mestieri tradizionali stanno scomparendo 

Nonostante la crescita complessiva delle partite IVA, le attività del cosiddetto lavoro autonomo “classico”, rappresentate principalmente da artigiani, piccoli commercianti e agricoltori, stanno costantemente diminuendo. Tra il 2014 e il 2022, queste categorie hanno registrato una diminuzione totale di 495 mila unità.

Il segretario della CGIA, Renato Mason, sottolinea il preoccupante declino degli artigiani e dei piccoli commercianti, avvertendo dei rischi legati alla desertificazione delle attività commerciali, che influirebbe negativamente sulla qualità della vita dei cittadini.

Intelligenza artificiale, cosa ne pensano gli italiani?

Il sentiment degli italiani nei confronti dell’intelligenza artificiale oscilla fra entusiasmo e qualche preoccupazione, specie per alcuni settori. Lo rivela una recente indagine commissionata da Readly. Si scopre così che  i nostri connazionali mostrano un atteggiamento contrastante nei confronti dell’Intelligenza Artificiale (IA). Mentre molti si dichiarano favorevoli all’uso dell’IA in settori come la medicina e la domotica, molti manifestano delle perplessità per quanto concerne  ambiti come il giornalismo, la scuola e la finanza.

Medicina: aspettative e differenze generazionali  

Quasi la metà degli italiani (49%) ha alte aspettative per l’utilizzo dell’IA in campo medico, con particolare entusiasmo tra i giovani (18-29 anni) e gli anziani oltre i 60 anni. Solo il 16% si mostra preoccupato per i possibili risvolti negativi in questo settore. Inoltre, c’è una differenza di genere nell’atteggiamento verso l’IA, con il 35% degli uomini che la ritiene vantaggiosa rispetto al 25% delle donne.

Smart home: i giovani sono i più favorevoli  

Il 34% degli italiani vede con favore l’incremento dell’IA nelle tecnologie smart-home, con un picco del 41% tra i giovani adulti. Tuttavia, questi livelli di entusiasmo scendono notevolmente quando si tratta di altri settori.

Giornalismo: i timori superano le aspettative

L’uso dell’IA nel giornalismo suscita profonde preoccupazioni. Tanti che il 25% degli italiani la ritiene addirittura pericolosa e solo l’8% crede possa migliorare il settore. Marie Sophie Von Bibra, direttore marketing di Readly, sottolinea l’importanza del giudizio umano e della supervisione “reale” in settori sensibili come il giornalismo.

Ma la stessa diffidenza la si riscontra anche in altri aspetti della vita. Ad esempio, una netta maggioranza degli intervistati (90%) considera l’IA dannosa nelle relazioni sociali, con l’87% dei giovani e il 94% degli anziani che condividono questa preoccupazione. Analogamente, c’è una diffusa apprensione riguardo all’uso dell’IA nell’ambito scolastico.

Settori dove le potenzialità sono considerate rilevanti

Oltre alla medicina e alla domotica, gli italiani vedono potenzialità nell’IA per il coding e la programmazione tecnologica (41%), la ricerca scientifica (37%), la sicurezza informatica (32%) e i trasporti (24%). Tuttavia, nel campo legale e giudiziario, l’IA è considerata ‘inopportuna’ dall’89% degli intervistati. Solo il 20% intravede vantaggi nei servizi bancari e finanziari.

La necessità di un uso consapevole

Marie Sophie Von Bibra, direttore marketing di Readly, sottolinea l’importanza di un approccio bilanciato all’integrazione dell’IA. Sebbene l’IA abbia potenzialità in ogni settore, è cruciale utilizzarla in modo consapevole per ottenere risultati equilibrati. In conclusione, gli italiani sono aperti all’innovazione tecnologica, ma chiedono una gestione attenta dell’IA, specialmente in settori chiave come le relazioni umane. 

AI, Big Data, transizione ecologica: come cambierà il lavoro? 

C’è il pericolo che i posti di lavoro attuali siano soggetti ad obsolescenza nei prossimi tre anni? A questa domanda risponde il Cegos Observatory Barometer “Transformations, skills and learning”, fornendo una visione tutto sommata positiva. 2023.Solo il 14% dei ruoli presenta il rischio di veder invecchiare le re competenze nei prossimi tre anni, secondo i risultati del Cegos Observatory Barometer “Transformations, skills and learning” 2023. La survey annuale, condotta dal Gruppo Cegos su 5.048 dipendenti e 488 manager HR in nove Paesi, evidenzia l’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) e dei nuovi modi di lavorare nelle aziende.

Il 48% dei responsabili HR individua nell’Intelligenza Artificiale e nei big data (40%) i principali fattori di impatto sull’organizzazione in termini di sviluppo delle competenze. A livello italiano, la transizione ecologica è indicata come secondo fattore più influente (45%), seguita dalla tecnologia (27%).

I dipendenti sanno che le trasformazioni in atto cambieranno il loro lavoro

Il 74% dei dipendenti ritiene che le attuali sfide della trasformazione cambieranno il contenuto del loro lavoro, e il 22% esprime preoccupazione sulla potenziale scomparsa del proprio impiego. Tuttavia, solo il 14% dei posti di lavoro è considerato a rischio di obsolescenza delle competenze nei prossimi tre anni, secondo gli HR director. Nonostante il 29% dei dipendenti europei dichiari di sentirsi sopraffatto dalla tecnologia (+8% rispetto al 2022), il 79% dei lavoratori italiani ha una percezione positiva.

Il 57% degli HR intende sostenere i dipendenti nell’aggiornamento delle competenze e nell’assunzione di nuovi profili, mentre in Italia il 55% si concentra sullo sviluppo di skill per la mobilità interna e il ricollocamento.

Competenze digitali in primo piano

Le competenze digitali sono prioritarie, con il 42% degli HR che punta al potenziamento delle digital skills. Le soft skills (38%), l’agilità e l’adattabilità (53%), le competenze manageriali (35%), e le competenze di business (29%) seguono nell’elenco delle priorità. La transizione ecologica è considerata una priorità minore. Il 63% degli HR manager è interessato all’uso dell’AI per personalizzare i percorsi formativi, ma solo il 10% l’ha già utilizzata a questo scopo.

Il 31% dei dipendenti afferma di utilizzare o aver utilizzato strumenti di AI generativa, come ChatGPT, per la formazione, mentre il 40% ha intenzione di farlo in futuro.

Formazione personalizzata 

Gli HR manager intendono offrire una formazione più personalizzata per rafforzare l’engagement dei lavoratori. Il 51% dei dipendenti si aspetta formazione on the job, interattiva e ludica, e il 41% degli HR incontra difficoltà nel conciliare l’offerta formativa con le esigenze organizzative.

L’85% dei dipendenti è aperto a una completa trasformazione di carriera per dare più senso alla propria vita professionale, e il 76% sarebbe disposto a partecipare a percorsi formativi al di fuori dell’orario di lavoro.

A gennaio 2024 previste 508mila assunzioni

A delineare lo scenario relativo alle offerte di lavoro per il mese di gennaio è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal.
Nel primo mese del 2024 sono più di 508mila i lavoratori ricercati dalle imprese, circa 1,4 milioni per il primo trimestre dell’anno.
Si tratta di oltre 4mila assunzioni in più rispetto a gennaio 2023 (+0,9%) e +69mila (+5,3%) in riferimento all’intero trimestre.

A guidare la domanda sono i servizi alle persone, che programmano 70mila assunzioni (+10,0% vs gennaio 2023), seguiti dal commercio (68mila, +13,7%).
Negativa, invece, la tendenza prevista delle imprese del turismo e dell’industria manifatturiera (rispettivamente -12,1% e -2,3% vs gennaio 2023). E sale al 49,2% la difficoltà di reperimento (+3,7%).

Più dipendenti per le Pmi

Sempre a gennaio l’industria ha in programma complessivamente 172mila assunzioni (-1,1%), di cui 121mila nelle industrie manifatturiere e nelle public utility, e 51mila nelle costruzioni (+1,8%).
I servizi prevedono di assumere in totale 336mila lavoratori (+2,0%).

In generale sono le piccole (10-49 dipendenti) e le medie imprese (50-249 dipendenti) a prevedere andamenti di crescita delle assunzioni (rispettivamente +3.300 e +3.800), ma è positiva anche la previsione delle grandi imprese (oltre 250 dipendenti), con +1.900 assunzioni.
Al contrario, le micro imprese (1-9 dipendenti) prevedono una flessione pari a circa -4.500 assunzioni rispetto allo stesso periodo del 2023.

Mismatch tra domanda e offerta quasi al 50%   

Quanto al mismatch tra domanda e offerta interessa il 49,2% (250mila) delle assunzioni, soprattutto a causa della mancanza di candidati (31,1%), e della preparazione inadeguata (14,3%).

Dal Borsino delle professioni sono difficili da reperire il 91,4% di farmacisti, biologi e altri specializzati nelle scienze della vita, seguiti da operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (72,8%), fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica (72,6%), addetti alle rifiniture delle costruzioni (71,8%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (70,6%).

Cercasi oltre 91mila lavoratori immigrati

I contratti a tempo determinato si confermano la forma maggiormente proposta, con circa 206mila unità (40,5% del totale), sebbene in calo rispetto a un anno fa (41,3%). In crescita invece i contratti a tempo indeterminato, che passano dai 122mila di gennaio 2023 agli attuali 129mila (+7mila, +5,7%). 

Con riferimento ai livelli di istruzione, il 19% delle ricerche di personale è rivolto a laureati (97mila), il 30% a diplomati (155mila) e il 32% a chi è in possesso di una qualifica/diploma professionale (163mila).
Inoltre, per oltre 91mila assunzioni (18,1%) le imprese pensano di rivolgersi a lavoratori immigrati, soprattutto nei settori servizi operativi (30,8%), logistica (29,1%), servizi di alloggio, ristorazione, turismo (24,4%), costruzioni (21,0%) e industrie alimentari, bevande e tabacco (20,6%).

Viaggi: il regalo aziendale preferito per Natale

Qual è il regalo di Natale preferito dai dipendenti per Natale? Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Tantosvago, i lavoratori italiani sembrano prediligere i viaggi come dono natalizio.
Questa tendenza è particolarmente evidente tra coloro che lavorano per aziende con un sistema di welfare che consente loro di utilizzare i benefici per acquistare cadeau per sé e per i propri familiari.

Nel 2023 focus sul welfare aziendale

Il 2023 è stato un anno che ha visto una crescente attenzione nei confronti del welfare aziendale. Un sondaggio condotto da Forbes advisor ha rivelato che il 40% dei datori di lavoro ritiene che i propri dipendenti sarebbero disposti a cambiare lavoro per ottenere maggiori vantaggi legati al welfare.
Questa crescente consapevolezza ha impatto anche sulle scelte relative ai regali di  Natale.

Regali sostenibili e consapevoli

Negli ultimi anni, le aziende si stanno orientando verso regali sostenibili e socialmente consapevoli. Un esempio è la pratica di piantare alberi per compensare le emissioni di carbonio.
I dipendenti, d’altra parte, privilegiano doni che aiutano a contrastare il costo della vita e che sono spesso legati al loro tempo libero.

Le preferenze dei dipendenti: viaggi, benessere e tempo libero

Tra i regali più graditi dai dipendenti, spiccano viaggi, biglietti, benessere, corsi di cucina e giorni di vacanza pagati dall’azienda.
Questi doni non solo rappresentano opportunità per il relax, ma diventano anche simboli tangibili del riconoscimento dell’azienda nei confronti dei propri collaboratori.

Il ruolo chiave del welfare aziendale

L’osservatorio Tantosvago ha raccolto dati significativi sulle preferenze dei dipendenti nell’ambito leisure, dimostrando che il welfare aziendale ha un impatto positivo sul modo in cui i lavoratori scelgono di utilizzare i crediti per il tempo libero.
In Italia, questa forma di benefit ha faticato ad affermarsi, ma recentemente ha registrato un deciso aumento.

La top 5 dei regali 

Secondo l’osservatorio, la top 5 dei regali preferiti per il tempo libero in vista del Natale comprende: viaggi (60%), gift card e buoni (18,5%), Gowelfare con i negozi di prossimità (3,65%), parchi (2,95%), e agenzie viaggio (1,41%).
In conclusione, il Natale 2023 si prospetta come un’occasione in cui i dipendenti italiani apprezzano particolarmente i regali legati al tempo libero. Un fenomeno che evidenzia l’importanza crescente del welfare aziendale nella soddisfazione dei lavoratori.

GenZ e Millennials spingono il credito al consumo nel Black Friday

Durante il weekend del Black Friday la richiesta di credito al consumo è cresciuta rispetto alla media del mese precedente, e le richieste di Buy now, pay later e di dilazioni di pagamento registrano gli incrementi maggiori.
A trainare la domanda, i più giovani, GenZ e Millennials.

È quanto emerge da uno studio CRIF: nel corso del fine settimana del Black Friday e Cyber Monday, dal 24 al 27 novembre scorsi, la domanda di credito al consumo è aumentata del +8% rispetto alla media di ot6obre 2023. L’analisi è stata effettuata sul patrimonio informativo di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF.

Buy now, pay later: +74%

In particolare, CRIF registra complessivamente un +74% per quanto riguarda le richieste di Buy now, pay later (richieste di finanziamento effettuate e gestite tramite canali digitali) e +52% per le Dilazioni di pagamento, ovvero la formula di finanziamento che si effettua presso retailer convenzionati.
Quanto all’età del richiedente, l’analisi evidenzia come la crescita della domanda nel periodo Black Friday rispetto al periodo precedente ottobre-novembre sia guidata dai Gen Z, i nati dopo il 1996, e i Millennials, i nati dopo il 1981.

Infatti, “l’incidenza di queste generazioni più giovani è aumentata nel Black Friday rispetto alle settimane immediatamente precedenti, in particolare per quanto riguarda gli strumenti di credito innovativi, dove i nati dopo il 1981 sono quasi i due terzi dei richiedenti e segnano un +72% delle richieste di ‘Buy now, pay later’ e dilazioni di pagamento”, spiega Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.

“Il cambiamento delle abitudini di pagamento influenza tutte le fasce di età”

“Va comunque segnalato che la penetrazione di queste forme più innovative di credito aumenta anche per le generazioni più anziane, i nati prima degli anni ’80, a conferma di un cambiamento delle abitudini di pagamento che influenza tutte le fasce di età”, aggiunge Capecchi.
Se si guarda al confronto tra il periodo del Black Friday di quest’anno rispetto al 2022 emerge complessivamente un aumento limitato della domanda di credito al consumo (+2%), trainato proprio dalle nuove forme di finanziamento. Le dilazioni di pagamento registrano infatti una impennata del +95%.

Calano i prestiti finalizzati: -17%

Per le forme di finanziamento più tradizionali, come i Prestiti Finalizzati, ma non per l’auto, si riscontra un considerevole calo: -17% rispetto al Black Friday 2022. I Prestiti Personali, al contrario, registrano una ripresa significativa: +32% rispetto al periodo precedente.
L’analisi CRIF ha anche indagato l’andamento della domanda di credito al consumo a livello di area geografica.

In questo caso, le richieste di credito nel periodo del Black Friday sono aumentate in particolare in Emilia-Romagna, Campania e Friuli–Venezia Giulia.

Tecnologie quantistiche: l’Italia muove i primi passi grazie al PNRR

Nel 2023 l’investimento privato nel Quantum Computing in Italia è inferiore a 6 milioni di euro, stanziati su risorse interne all’azienda, come personale dedicato, e all’esterno, in consulenza, tempo macchina e formazione. E al netto di alcuni casi, la maggior parte delle aziende stanzia budget residuali, tra 50.000 e 150.000 euro, senza una strategia di medio-lungo termine.

Grazie all’iniezione di fondi in ricerca e sviluppo derivanti dal PNRR, con oltre 140 milioni di euro stanziati su un orizzonte di 3 anni, e al crescente interesse da parte di alcune grandi aziende, l’Italia muove i primi passi verso la creazione di un ecosistema nazionale sul Quantum Computing.
Emerge dall’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano.

I fondi governativi trainano lo sviluppo

La tecnologia è in una fase prototipale in cui sono i fondi governativi a trainare lo sviluppo di ecosistemi competitivi. Tra gli investimenti pubblici italiani spiccano due iniziative, quella del Centro Nazionale HPC, Big Data e Quantum Computing (budget totale 320 milioni di euro) e il partenariato esteso NQSTI, National Quantum Science and Technology Institute (116 milioni di euro).

Nonostante si tratti di un importante punto di partenza, i fondi governativi sono ancora insufficienti. Il ritardo accumulato porta il Paese a detenere una filiera dell’offerta nazionale embrionale, con poche startup nazionali in uno scenario attualmente dominato da aziende internazionali e grandi società di consulenza.

Il percorso aziendale di Quantum Readiness

Nel 2023 il 24% delle grandi aziende italiane ha avviato i primi passi nel percorso di Quantum Readiness. L’11% solo a scopo informativo, attraverso iniziative di disseminazione e qualche relazione di ecosistema, un ulteriore 12% in modo più concreto, avviando anche una sperimentazione, e solo l’1% è definibile Quantum Pioneer, ovvero sta lavorando in modo organico con un commitment aziendale di lungo termine.

All’interno del 76% di aziende che non hanno ancora avviato un percorso di Quantum Readiness, un 7% di imprese detiene tutte le caratteristiche abilitanti per l’innovazione tecnologica, ma decide di avere un approccio attendista.
La restante parte è invece ancora in una fase di trasformazione organizzativa, che rende il Quantum Computing difficile da inserire tra le priorità di lavoro.

“Un ambito fondamentale da presidiare a livello sistemico”

“Grazie al PNRR, l’Italia ha mostrato segnali incoraggianti di attenzione verso la rivoluzione quantistica – afferma Paolo Cremonesi, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio -. Nonostante si sia partiti in ritardo rispetto ad altri Paesi europei e oltreoceano, questi investimenti ci permetteranno di fare passi da gigante nel tentativo di colmare il gap tecnologico.  Oggi quindi è più che mai importante garantire continuità a quanto avviato, strutturando una visione coordinata e strategica per il futuro del Paese in questo comparto: si tratta di un ambito fondamentale da presidiare a livello sistemico per non dipendere da altre nazioni con accesso diretto a queste tecnologie”.