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Iscrizioni nuove imprese nel I trimestre 2024: saldo negativo a -11.000

Dopo la frattura pandemica prosegue il percorso di recupero della normalità all’anagrafe delle imprese italiane. Nel I trimestre del 2024, tra gennaio e marzo, il bilancio tra aperture e chiusure di attività economiche si è attestato a -10.951 unità, un valore più elevato rispetto allo stesso trimestre degli ultimi tre anni, ma inferiore alla media dell’ultimo decennio (-14mila imprese).
Nel complesso, entrambi i flussi di aperture e chiusure di imprese restano comunque ancora al di sotto della media del periodo pre-pandemia.

Il saldo del I trimestre riflette, da un lato, l’accelerazione delle cancellazioni, pari a 117.832, il 7,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2023, e dall’altro, una moderata crescita delle iscrizioni (106.881, il 5% in più dell’anno precedente).

Imprese individuali -15.755, Spa +0,65%

Nel valutare i dati del primo trimestre dell’anno è importante considerare che storicamente questo periodo registra di frequente saldi negativi, principalmente a causa del concentrarsi alla fine dell’anno di un elevato numero di cessazioni di attività. È un fenomeno di natura tecnico-amministrativa, che estende i propri effetti sugli archivi camerali anche nelle prime settimane del nuovo anno, influenzando il dato del primo trimestre.

Il bilancio di avvio dell’anno ha avuto maggiori ripercussioni soprattutto sulle imprese individuali, che hanno registrato una diminuzione di 15.755 unità rispetto alla fine di dicembre (-0,52%). La diminuzione delle società di persone è stata meno significativa in termini assoluti (- 6.352), ma superiore in termini relativi a quella delle imprese individuali (-0,74%). 
Nota positiva, seppur attenuata rispetto all’anno precedente, dalle società di capitali che hanno registrato una crescita di 12.112 unità (+0,65%).

Crescono le attività professionali, chiudono i negozi 

Durante il primo trimestre 2024, diversi settori hanno manifestato una crescita significativa, mentre altri hanno fatto segnare una riduzione del loro perimetro. Le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.699 imprese, +1,09% vs dicembre 2023), insieme a quelle finanziarie (+694, +0,51%) e al noleggio e servizi di supporto alle imprese (+935 imprese, +0,43%), si sono distinte per un aumento della compagine imprenditoriale. 

Sul versante opposto, le riduzioni più apprezzabili nel numero di attività hanno riguardato il commercio (-9.998, -0,71%), l’agricoltura (-6.010, -0,85%) e la manifattura (-3.123, -0,61%).

Maggior tenuta al Sud e Isole

Questi dati evidenziano sfide specifiche che tali settori stanno affrontando, forse dovute a cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, alle politiche agricole o, più in generale, all’impatto delle fluttuazioni economiche globali.

In termini territoriali, tutte e quattro le principali macro-ripartizioni hanno registrato saldi negativi, con il Centro che segnala l’arretramento più contenuto del trimestre (-0,11% contro la media di -0,18%) e il Sud e le Isole per la migliore tenuta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: -0,16% contro -0,15% dell’anno scorso.
Tra le regioni, solo Lazio e Basilicata hanno registrato un saldo positivo, rispettivamente di 993 e 32 imprese. Al contrario, Piemonte (-1.934 unità) e Veneto (-1.518) hanno sperimentato le riduzioni più sensibili in termini assoluti.

Aprile è il mese della consapevolezza dello stress, anche digitale

I social media sono diventati una fonte significativa di stress, contribuendo alla proliferazione di problemi legati all’ansia e alla tensione. Oltre a ‘inondarci’ di troppe informazioni, ci rendono vulnerabili anche alle truffe e i furti di informazioni personali a scopo di lucro.
Capire come i social media influenzino il benessere degli utenti è fondamentale per gestire lo stress, ed è importante imparare ad avere un rapporto più sano con questi spazi digitali.

Dal 1992 ogni anno ad aprile si celebra il Mese della Consapevolezza dello Stress, per ricordare quanto sia importante saperlo gestire per poter preservare la salute mentale e fisica degli utenti. Per questo motivo, gli esperti di Kaspersky suggeriscono 5 consigli per ridurre l’impatto negativo dei social network e migliorare il benessere digitale.

Migliorare la privacy attraverso le impostazioni dell’account e selezionare connessioni e condivisioni

Configurare adeguatamente le impostazioni di privacy degli account online è fondamentale per proteggere le informazioni personali e garantire la sicurezza digitale. Scegliendo chi può visualizzare i post e il profilo si riduce il rischio di interazioni indesiderate o potenziali minacce come stalking, furto d’identità, doxing e phishing. 

Limitando le connessioni a chi si conosce personalmente, poi, si riducono le possibilità di incontrare truffatori e ricevere contenuti dannosi o malevoli. Imbattersi in contenuti inappropriati, come scene di violenza o crudeltà, può causare disagio. Il controllo dell’ambiente digitale attraverso un’attenta selezione delle richieste di amicizia, contribuisce a un’esperienza online più positiva e sicura.

Massima prudenza: ogni link deve essere guardato con attenzione

Dietro link apparentemente innocui si nascondono spesso schemi di phishing, camuffati in modo da imitare siti web legittimi. Questi siti ingannevoli sono progettati per indurre gli utenti a rivelare informazioni sensibili, come password, dettagli finanziari e altri dati personali.

La somiglianza di questi siti di phishing con le versioni ufficiali può generare confusione, aumentando significativamente il rischio di perdita di dati personali. Questa minaccia digitale sottolinea l’importanza della prudenza, adottando pratiche online sicure, come la verifica dell’autenticità dei siti web prima di inserire qualsiasi informazione. E l’utilizzo di una soluzione di sicurezza completa.

Password debole: una fortuna per i criminali informatici

Impostare una password poco efficace semplifica notevolmente il compito dei cybercriminali, semplificando l’accesso non autorizzato agli account dei social media. Una password forte e complessa è la prima linea di difesa e aiuta a salvaguardare informazioni personali e identità digitale, evitando stress e complicazioni associate alla gestione di account violati.
Ultimo consiglio, segnalare attività sospette e di cyberbullismo alle piattaforme social.

Le piattaforme online sono alleate nella tutela della sicurezza e della tranquillità digitale. Quando si segnala un contenuto offensivo o atti di cyberbullismo si contribuisce al benessere della community, perché consentono alle social media company di intraprendere azioni concrete favorendo uno spazio online più sicuro per tutti.

Per trovare un nuovo lavoro servono 4 mesi

Nel 2023 sono bastati 4 mesi per trovare un nuovo impiego, il 5% in meno rispetto all’anno precedente. Lo afferma l’ultimo report di Uomo e Impresa, la società di Outplacement del Gruppo Umana, che realizza annualmente un’indagine nazionale sul supporto individuale alla ricollocazione professionale, nalizzando i profili delle persone coinvolte nelle attività di reinserimento lavorativo e consulenza di carriera.

In sostanza, le statistiche evidenziano che rispetto al 2022 il numero di persone ricollocate attraverso un’attività autonoma è triplicato, passando dal 10% al 30%.
Inoltre, si è ridotto il tempo medio di ricollocazione per chi ha perso il lavoro e chiede un aiuto per trovarne un altro.

Reinserirsi nel mondo del lavoro

Secondo il report, la ricollocazione con rapporti a tempo determinato è rimasta stabile, mentre è calata quella con contratti a tempo indeterminato. Gli uomini che hanno cercato un nuovo lavoro nel 2023 (56%) hanno superato le donne (44%), in controtendenza rispetto all’anno precedente. Inoltre, come spiegano gli specialisti di Outplacement e career coach di Uomo e Impresa, a essere ricollocati in maggior numero sono stati gli over 50, passati dal 53% al 59% del totale.

È poi cresciuto il numero degli under 40 (dal 15 al 18%), mentre sono diminuiti 40enni e 50enni che hanno cercato di reinserirsi nel mondo del lavoro, passati dal 32 al 23%.

Profili e settori di ricollocazione 

I candidati rivolti a Uomo e Impresa per riprendere l’attività lavorativa hanno perlopiù un’età matura e sono in prevalenza impiegati (40%), seguiti da dirigenti (26%), quadri (24%), operai (10%), provenienti soprattutto dall’Area Commerciale/Marketing (29%), ICT (18%), Amministrazione (16%), Operation (15%) e Produzione (14%). 

I principali settori di ricollocazione sono stati metalmeccanico, impianti, elettronica (25%), commercio e servizi (16%), ICT (15%), tessile (15%) e alimentare (14%).

“Aumenta la soddisfazione dei candidati per il nuovo impiego”

“Non solo è sceso il tempo medio di reinserimento lavorativo, ma la soddisfazione dei candidati per il nuovo impiego è complessivamente aumentata – commenta Roberta Bullo, direttore generale di Uomo e Impresa -: il 30%, infatti, lo ritiene superiore, e il 55% in linea con il precedente. Un risultato che noi di Uomo e Impresa riteniamo fondamentale. Un trend positivo degli ultimi 5 anni, ottenuto attraverso un ascolto costante e percorsi di coaching sempre più innovativi, che valorizzano le qualità e le competenze di ciascun candidato. L’outplacement si conferma così uno strumento strategico per la transizione di carriera, l’employability delle persone e il supporto alla stabilità professionale”.

Mercato del lavoro: le assunzioni previste a marzo 2024 sono oltre 447mila 

Il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, segnala che a marzo 2024 sono oltre 447mila i contratti programmati dalle imprese, quasi 30mila unità in più (+7,1%) rispetto a marzo 2023.
Per il trimestre marzo-maggio sono previste 1,4 milioni di entrate, circa +112mila sullo stesso trimestre 2023 (+8,7%).

Positive le previsioni per turismo, commercio, servizi alle persone e costruzioni, mentre in flessione il manifatturiero. I settori dei servizi (+10,5% nel mese e +11,4% nel trimestre) segnalano in particolare l’andamento positivo atteso da turismo (+16%, +14,3%) e commercio (+14,6%, +17,2%). 

Manifattura e costruzioni

Tra i settori In crescita anche i flussi programmati dalle imprese delle costruzioni (+2,7%, +7,4%), anche se inferiori dell’1,5% rispetto al febbraio 2024. Dalle imprese manifatturiere provengono, invece, indicazioni incerte (-1,6%, +0,2%).

Tra i settori manifatturieri, che complessivamente ricercano oltre 85mila lavoratori nel mese e 249mila nel trimestre, le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie della meccatronica (circa 23mila lavoratori nel mese e 66mila nel trimestre), seguite dalle industrie metallurgiche (18mila e poco più di 50mila) e da quelle alimentari (11mila, 33mila).
Sono poi 49mila i contratti di assunzione programmati nelle costruzioni a marzo e 146mila fino a maggio, mentre nel terziario, circa 313mila contratti di lavoro previsti a marzo e oltre 992mila nel trimestre.

Turismo, commercio, servizi alla persona

È il turismo però a offrire le maggiori opportunità di impiego, con circa 82mila lavoratori ricercati nel mese e 299mila nel trimestre, seguito da commercio (rispettivamente 65mila e 194mila) e i servizi alle persone (49mila e 154milaAncora elevata, sebbene in leggera flessione rispetto a febbraio, la quota di assunzioni di difficile reperimento, pari al 47,8% del totale, soprattutto a causa della mancanza di candidati per ricoprire le posizioni lavorative aperte.

I profili più difficili da trovare nel mercato del lavoro riguardano gli operai specializzati (64,6%), gli operai conduttori di impianti (54,3%) e i tecnici (54,2%).

Cresce la richiesta di manodopera straniera

Le assunzioni che le imprese prevedono di ricoprire ricorrendo a immigrati riguardano 85mila unità (19,1% delle entrate complessive), con un incremento del +8,5% rispetto a quanto previsto a marzo 2023.
Dichiarano di voler ricorrere maggiormente a manodopera straniera le imprese dei servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone (33,7%), e dei trasporti, logistica (28,4%) e delle costruzioni (25,2%).

Anche a marzo, il flusso delle assunzioni è caratterizzato da una prevalenza di contratti a tempo determinato (239unità, 53,4% del totale), seguono i contratti a tempo indeterminato (91mila, 20,4%) e quelli in somministrazione (41mila, 9,2%). 
Sotto il profilo territoriale è da sottolineare l’elevato mismatch riscontrato dalle imprese nel Nord Est, per cui sono difficili da reperire circa il 52,9% dei profili ricercati con punte del 57,1% per il Friuli-Venezia Giulia.

Phishing, nel 2023 gli attacchi sono aumentati del 40%

Nel corso del 2023, il sistema anti-phishing di Kaspersky ha efficacemente respinto oltre 709 milioni di tentativi di accesso a siti web fraudolenti e truffaldini. SI tratta di un incremento incredibile, di ben il 40% in più rispetto all’anno precedente. Gli attacchi di phishing hanno sfruttato con maggiore frequenza canali come le app di messaggistica, le piattaforme di intelligenza artificiale, i servizi di social media e gli scambi di criptovalute per ingannare gli utenti.

Picco di frodi nel periodo delle vacanze

L’analisi annuale di Kaspersky sul panorama delle minacce spam e phishing ha evidenziato una costante crescita degli attacchi di phishing nel 2022, tendenza che ha continuato ad aumentare nel 2023 con un impennata del 40%, raggiungendo un totale di 709.590.011 tentativi di accesso a link fraudolenti.

Oltre a un picco osservato a maggio e giugno, gli attacchi si sono incrementati costantemente nel corso dell’anno, forse legati all’avvicinarsi delle festività natalizie, periodo in cui i criminali informatici intensificano le truffe legate ai viaggi, come biglietti aerei contraffatti, tour e offerte alberghiere vantaggiose.

L’IA amplifica le tecniche di attacco

La diffusa adozione di tecnologie basate su ChatGPT ha fornito ai truffatori nuovi canali di attacco, ma non hanno trascurato le tattiche tradizionali. Eventi di grande richiamo come Barbie e Wonka sono stati sfruttati per creare siti web contraffatti, attirando utenti desiderosi di accedere a eventi attesi o ottenere sconti. Inoltre, Kaspersky ha notato un aumento degli attacchi tramite piattaforme di messaggistica, bloccando 62.127 tentativi di reindirizzamento tramite phishing e link truffa su Telegram, con un incremento del 22% rispetto all’anno precedente.

La maggior parte dei tentativi di reindirizzamento nelle app di messaggistica è stata rilevata in Russia, seguita da Brasile, Turchia, India, Germania e Italia, dove è cresciuta anche l’attività di phishing basata su Telegram.

Precauzione e verifica

Proteggersi da questi pericoli è non solo possibile, ma anche necessario: il phishing si conferma una minaccia diffusa e in continua evoluzione nel panorama digitale. Per mettere al sicuro i propri account, gli esperti consigliano precauzione, un po’ di sano scetticismo e soprattutto una verifica prima di aprire link o e-mail sospette. Per difendersi dalle truffe, è importante cliccare su link provenienti esclusivamente da mittenti affidabili, utilizzare soluzioni di sicurezza durante la navigazione online e aggiornare sistemi e antivirus.

Le aziende italiane sono inclusive? Sì secondo i direttori HR

L’85% dei direttori del personale ritiene che la propria azienda promuova attivamente la diversità e l’inclusione. Lo afferma l’indagine condotta dall’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (Aidp) sulla parità di genere in azienda. Il sondaggio, curato dal Centro Ricerche Aidp, ha coinvolto circa 700 direttori del personale, di cui oltre il 63% sono donne.

Donne in ruoli apicali

Più del 60% dei partecipanti afferma che nella propria azienda sono presenti donne con ruoli apicali e di responsabilità, mentre il 33% risponde positivamente, ma con la considerazione “non abbastanza”. Complessivamente, il 93% dei direttori del personale dà un’indicazione positiva sulla presenza femminile in posizioni di rilievo, seppur con alcune riserve. Solo il 7% afferma il contrario.

Parità di genere in oltre metà delle imprese

Sul fronte delle politiche aziendali per la parità di genere, oltre il 53% risponde positivamente, il 19% afferma di sì ma non abbastanza, e il 17% risponde negativamente. Per quanto riguarda la partecipazione a iniziative anti-discriminazione di genere, il 51% risponde positivamente, mentre il 49% risponde negativamente.

L’85% dei direttori del personale sostiene che la propria azienda favorisce un dialogo aperto sulla diversità e l’inclusione, mentre oltre il 92% afferma che sono garantite pari opportunità di formazione e sviluppo professionale per le donne. L’83% dichiara che esistono politiche di flessibilità con particolare attenzione al genere femminile.

Equità retributiva

Sulla questione dell’equità retributiva tra donne e uomini, il 50% esprime un parere positivo, il 25% risponde sì ma non abbastanza, mentre oltre il 17% risponde negativamente. L’83% dei direttori del personale è a conoscenza della certificazione della parità di genere, con il 38% che ha già attivato un audit con società di certificazione.

C’è ancora molto da fare per la parità

L’87% dei direttori del personale non è a conoscenza di episodi di bullismo o maschilismo nelle proprie aziende, mentre il 72% ritiene che chiunque possa agire liberamente per segnalare fenomeni di discriminazione di genere.

“I risultati dell’indagine Aidp sul tema della parità di genere evidenziano un doppio aspetto”, ha detto il presidente nazionale di Aidp Matilde Marandola. “Da un lato una percentuale elevata di responsabili delle risorse umane che descrive un contesto positivo, dall’altro la presenza di una percentuale non trascurabile di riscontri negativi, come ad esempio gli atti di discriminazione che richiedono un intervento nell’immediato così come altre aree di miglioramento da implementare. Sicuramente l’obiettivo è giungere a percentuali piene e assolute di parità. Molto è stato fatto anche dai direttori del personale e anche da altre persone che seguono il tema per questioni legate all’ambiente lavorativo, ma c’è ancora molto da fare”.

Adolescenti, violenza di genere e dimensione “onlife” 

Il 17% degli adolescenti tra 14 e 18 anni pensa che in una relazione intima sia ‘normale’ che ogni tanto scappi uno schiaffo, e per il 30% la gelosia è un segno di amore.

In una dimensione delle relazioni sempre più onlife anche condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner è una prova d’amore (21%). Secondo i risultati dell’indagine sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos, quasi uno/a su cinque (19%) di chi ha/ha avuto una relazione intima dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti. 
Ma tra i tanti elementi di preoccupazione emerge il dato positivo dell’interesse crescente verso le tematiche di genere.

Le dinamiche di controllo

Al 26% degli adolescenti che hanno/hanno avuto una relazione è capitato che il/la partner creasse un profilo social falso per controllarlo/a. E l’11% di tutti gli intervistati dichiara che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso.

Il 65% ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo, dalla richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%) a non vestirsi in un determinato modo (32%). Ma il 63% dichiara di aver praticato almeno un comportamento di controllo nei confronti di altri.
Quanto al consenso a un rapporto sessuale, il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile. Ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento.

Le relazioni intime nella vita online 

Nella vita relazionale degli adolescenti la dimensione online e quella offline sono ormai intrecciate in modo indissolubile. Il 73% dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute, e il 64% di aver usato i social media per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace. 

L’ambiente digitale è parte integrante anche delle relazioni intime. Il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse (40% tra chi è in una relazione).
Ma un adolescente su 10 ha condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito, e l’11% ha subìto una condivisione di proprie foto intime senza aver dato il consenso. 

Le proposte dei giovani contro la violenza

Tra le misure ritenute più utili per spingere i/le giovani a chiedere aiuto in caso di violenza all’interno di una relazione intima, gli adolescenti indicano il numero telefonico gratuito specifico per denunciare o avere consigli e informazioni in caso di violenza (42%), programmi di sensibilizzazione per le scuole che coinvolgano insegnanti, studenti e famigliari (36%), la migliore conoscenza delle procedure di segnalazione (33%). E gli sportelli di aiuto scolastici (32%).

Italia, partite Iva: aumentano nuove figure professionali, calano quelle tradizionali 

Superato il 2020, annus horribilis caratterizzato dalla pandemia, il numero di lavoratori autonomi in Italia è tornato a crescere, stabilizzandosi sopra i 5 milioni di individui. Al 31 dicembre dell’anno scorso, il totale era di 5.045.000 lavoratori indipendenti, in lieve aumento rispetto a quattro anni prima, ma ancora lontano dai 6,2 milioni registrati all’inizio del 2004. Lo rivela l’Ufficio studi della CGIA.

Le categorie di indipendenti che salgono e scendono

È importante notare che non tutte le categorie di lavoratori autonomi godono di buona salute. Settori tradizionali come artigiani, piccoli commercianti e agricoltori vivono una profonda difficoltà e registrano contrazioni nel numero degli addetti. Al contrario, le partite IVA senza albo o ordine professionale, come web designer, social media manager, formatori, consulenti agli investimenti, pubblicitari e altri, stanno registrando numeri in aumento .

Un “esercito” di 6 milioni di italiani

Questo popolo delle partite IVA, delle micro imprese e dei loro dipendenti costituisce un blocco sociale di oltre 6 milioni di italiani che, prima della pandemia, contribuivano con quasi 200 miliardi di PIL. Nel corso degli ultimi 40 anni, questo settore è diventato centrale in molte regioni del Paese, soprattutto al Nord-Est, rappresentando una componente strutturale del sistema economico italiano.

Il regime forfettario ha fatto bene

Il trend positivo degli ultimi tre anni è attribuibile alla ripresa economica successiva al Covid. L’introduzione del regime forfettario per attività con ricavi inferiori a 85 mila euro ha reso più agevole gestire fiscalmente un’attività indipendente. Tuttavia, si ipotizza che la crescita numerica possa essere influenzata anche dalle “false” partite IVA, con un aumento stimato di circa 500 mila unità, probabilmente legato al boom dello smart working.

A livello territoriale, il trend degli ultimi nove mesi del 2023 riflette un aumento complessivo, sebbene non tutte le regioni siano coinvolte in modo omogeneo. Il Molise, la Liguria, la Calabria e l’Emilia Romagna hanno registrato i maggiori incrementi, mentre l’Abruzzo, l’Umbria, il Trentino Alto Adige e le Marche hanno subito contrazioni.

I mestieri tradizionali stanno scomparendo 

Nonostante la crescita complessiva delle partite IVA, le attività del cosiddetto lavoro autonomo “classico”, rappresentate principalmente da artigiani, piccoli commercianti e agricoltori, stanno costantemente diminuendo. Tra il 2014 e il 2022, queste categorie hanno registrato una diminuzione totale di 495 mila unità.

Il segretario della CGIA, Renato Mason, sottolinea il preoccupante declino degli artigiani e dei piccoli commercianti, avvertendo dei rischi legati alla desertificazione delle attività commerciali, che influirebbe negativamente sulla qualità della vita dei cittadini.

Intelligenza artificiale, cosa ne pensano gli italiani?

Il sentiment degli italiani nei confronti dell’intelligenza artificiale oscilla fra entusiasmo e qualche preoccupazione, specie per alcuni settori. Lo rivela una recente indagine commissionata da Readly. Si scopre così che  i nostri connazionali mostrano un atteggiamento contrastante nei confronti dell’Intelligenza Artificiale (IA). Mentre molti si dichiarano favorevoli all’uso dell’IA in settori come la medicina e la domotica, molti manifestano delle perplessità per quanto concerne  ambiti come il giornalismo, la scuola e la finanza.

Medicina: aspettative e differenze generazionali  

Quasi la metà degli italiani (49%) ha alte aspettative per l’utilizzo dell’IA in campo medico, con particolare entusiasmo tra i giovani (18-29 anni) e gli anziani oltre i 60 anni. Solo il 16% si mostra preoccupato per i possibili risvolti negativi in questo settore. Inoltre, c’è una differenza di genere nell’atteggiamento verso l’IA, con il 35% degli uomini che la ritiene vantaggiosa rispetto al 25% delle donne.

Smart home: i giovani sono i più favorevoli  

Il 34% degli italiani vede con favore l’incremento dell’IA nelle tecnologie smart-home, con un picco del 41% tra i giovani adulti. Tuttavia, questi livelli di entusiasmo scendono notevolmente quando si tratta di altri settori.

Giornalismo: i timori superano le aspettative

L’uso dell’IA nel giornalismo suscita profonde preoccupazioni. Tanti che il 25% degli italiani la ritiene addirittura pericolosa e solo l’8% crede possa migliorare il settore. Marie Sophie Von Bibra, direttore marketing di Readly, sottolinea l’importanza del giudizio umano e della supervisione “reale” in settori sensibili come il giornalismo.

Ma la stessa diffidenza la si riscontra anche in altri aspetti della vita. Ad esempio, una netta maggioranza degli intervistati (90%) considera l’IA dannosa nelle relazioni sociali, con l’87% dei giovani e il 94% degli anziani che condividono questa preoccupazione. Analogamente, c’è una diffusa apprensione riguardo all’uso dell’IA nell’ambito scolastico.

Settori dove le potenzialità sono considerate rilevanti

Oltre alla medicina e alla domotica, gli italiani vedono potenzialità nell’IA per il coding e la programmazione tecnologica (41%), la ricerca scientifica (37%), la sicurezza informatica (32%) e i trasporti (24%). Tuttavia, nel campo legale e giudiziario, l’IA è considerata ‘inopportuna’ dall’89% degli intervistati. Solo il 20% intravede vantaggi nei servizi bancari e finanziari.

La necessità di un uso consapevole

Marie Sophie Von Bibra, direttore marketing di Readly, sottolinea l’importanza di un approccio bilanciato all’integrazione dell’IA. Sebbene l’IA abbia potenzialità in ogni settore, è cruciale utilizzarla in modo consapevole per ottenere risultati equilibrati. In conclusione, gli italiani sono aperti all’innovazione tecnologica, ma chiedono una gestione attenta dell’IA, specialmente in settori chiave come le relazioni umane. 

AI, Big Data, transizione ecologica: come cambierà il lavoro? 

C’è il pericolo che i posti di lavoro attuali siano soggetti ad obsolescenza nei prossimi tre anni? A questa domanda risponde il Cegos Observatory Barometer “Transformations, skills and learning”, fornendo una visione tutto sommata positiva. 2023.Solo il 14% dei ruoli presenta il rischio di veder invecchiare le re competenze nei prossimi tre anni, secondo i risultati del Cegos Observatory Barometer “Transformations, skills and learning” 2023. La survey annuale, condotta dal Gruppo Cegos su 5.048 dipendenti e 488 manager HR in nove Paesi, evidenzia l’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) e dei nuovi modi di lavorare nelle aziende.

Il 48% dei responsabili HR individua nell’Intelligenza Artificiale e nei big data (40%) i principali fattori di impatto sull’organizzazione in termini di sviluppo delle competenze. A livello italiano, la transizione ecologica è indicata come secondo fattore più influente (45%), seguita dalla tecnologia (27%).

I dipendenti sanno che le trasformazioni in atto cambieranno il loro lavoro

Il 74% dei dipendenti ritiene che le attuali sfide della trasformazione cambieranno il contenuto del loro lavoro, e il 22% esprime preoccupazione sulla potenziale scomparsa del proprio impiego. Tuttavia, solo il 14% dei posti di lavoro è considerato a rischio di obsolescenza delle competenze nei prossimi tre anni, secondo gli HR director. Nonostante il 29% dei dipendenti europei dichiari di sentirsi sopraffatto dalla tecnologia (+8% rispetto al 2022), il 79% dei lavoratori italiani ha una percezione positiva.

Il 57% degli HR intende sostenere i dipendenti nell’aggiornamento delle competenze e nell’assunzione di nuovi profili, mentre in Italia il 55% si concentra sullo sviluppo di skill per la mobilità interna e il ricollocamento.

Competenze digitali in primo piano

Le competenze digitali sono prioritarie, con il 42% degli HR che punta al potenziamento delle digital skills. Le soft skills (38%), l’agilità e l’adattabilità (53%), le competenze manageriali (35%), e le competenze di business (29%) seguono nell’elenco delle priorità. La transizione ecologica è considerata una priorità minore. Il 63% degli HR manager è interessato all’uso dell’AI per personalizzare i percorsi formativi, ma solo il 10% l’ha già utilizzata a questo scopo.

Il 31% dei dipendenti afferma di utilizzare o aver utilizzato strumenti di AI generativa, come ChatGPT, per la formazione, mentre il 40% ha intenzione di farlo in futuro.

Formazione personalizzata 

Gli HR manager intendono offrire una formazione più personalizzata per rafforzare l’engagement dei lavoratori. Il 51% dei dipendenti si aspetta formazione on the job, interattiva e ludica, e il 41% degli HR incontra difficoltà nel conciliare l’offerta formativa con le esigenze organizzative.

L’85% dei dipendenti è aperto a una completa trasformazione di carriera per dare più senso alla propria vita professionale, e il 76% sarebbe disposto a partecipare a percorsi formativi al di fuori dell’orario di lavoro.