Tutti gli articoli di Salvatore Gamba

Craccare una password è facile. Come proteggersi?

Secondo Security.org una password standard di otto caratteri può essere decifrata quasi istantaneamente. Può sembrare scoraggiante e opprimente dover prestare sempre attenzione alla sicurezza dei propri dati su ogni dispositivo, ma con i giusti strumenti e un minimo di accortezza è più semplice di quanto sembri. Quasi tutti si connettono online, e sebbene Internet sia un’opportunità ricca di possibilità e offerte, a qualunque livello, è più importante che mai essere #CyberFit e intelligenti nella protezione informatica. Ma esserlo richiede vigilanza, conoscenze aggiornate sulle pratiche di sicurezza informatica, e un software di protezione integrato.

C’è chi usa ancora 123456 o qwerty1

Quanto tempo ci vuole per hakerare una password? Molto dipende dalle password, quindi è importante tenerle al sicuro e crearne di sufficientemente complesse, anche per siti che non sembrano così importanti. Alcuni utenti ancora usano sequenze come 123456, altri qwerty1, password molto semplice da decifrare da chi ha intenti criminali. Anche il nome del proprio animale domestico, o un soprannome, con l’aggiunta del punto esclamativo o la lettera maiuscola obbligatori, sono ormai piuttosto facili da intercettare dai cybercriminali, che utilizzano programmi in grado di decifrare le password in pochi minuti o addirittura in pochi secondi. Volete aggiungere 22 minuti al tempo di cracking? Inserite una lettera maiuscola. Volete una protezione maggiore? L’aggiunta di un carattere speciale combinato con una lettera maiuscola richiede un’ora scarsa.

Lunghezza e complessità sono le regole d’oro

Purtroppo la password di otto caratteri non è più sicura come un tempo. Ecco perché diventa così importante proteggere le proprie password, rendendo al contempo più difficile per i malintenzionati indovinarle o decifrarle. Quindi, quanto dovrebbe essere lunga una password? La risposta si rivela difficile, poiché gli esperti del settore hanno opinioni diverse sulla lunghezza e la complessità delle password. Gli esperti tendono a concordare però sul fatto che otto caratteri sono il minimo e dovrebbero essere alfanumerici. Una ricerca di Security.org evidenzia che il 45% delle persone utilizza password di otto caratteri o meno, ma raccomanda password più lunghe per una maggiore sicurezza.

Mai usare la stessa parola chiave per più siti

Cosa fare allora per creare password sicure? Acronis consiglia quindi di usare password più lunghe con almeno un numero, un simbolo e una lettera maiuscola, evitare frasi o nomi comuni, di coniugi, figli, eccetera, e non condividere le password con altri, evitando anche di riutilizzarle su più siti. Se una viene violata, vengono violate tutte. Non utilizzare numeri o lettere sequenziali, non memorizzare l’elenco delle password in chiaro sul computer, non utilizzare mai la password di posta elettronica per altri siti, e non aggiungere l’anno corrente alla password attuale. Inoltre, non utilizzare parole del dizionario, perché è quello che usano gli strumenti di cracking.

Superbonus, bonus edilizi, e cessione credito: nuove regole

L’Agenzia delle Entrate comunica che per superbonus, sismabonus e bonus barriere architettoniche dal prossimo 2 maggio nell’area riservata del sito, all’interno della Piattaforma cessione crediti, sarà disponibile una nuova funzionalità. I soggetti titolari di crediti da bonus edilizi possono ripartire in 10 anni i crediti non ancora utilizzati per i quali è stata comunicata la prima opzione entro lo scorso 31 marzo. La comunicazione da parte di imprese edilizie, banche e altri cessionari, potrà riguardare anche solo una parte della rata del credito disponibile: con successive comunicazioni potranno essere infatti rateizzati sia la restante parte della rata sia eventuali altri crediti acquisiti nel frattempo. 

Crediti diluiti in 10 anni 

Sono alcune novità contenute nel provvedimento in attuazione delle ultime modifiche normative in materia, che fornisce le istruzioni ai fornitori e ai cessionari che intendono usufruire di questa possibilità.  La possibilità di diluire i crediti in 10 anni si applica a quelli relativi a interventi agevolati derivanti dalle opzioni per la prima cessione, o per lo sconto in fattura, comunicate all’Agenzia entro il 31 marzo di quest’anno. Il provvedimento specifica che la quota residua di ciascuna rata annuale dei crediti d’imposta, anche acquisita a seguito di cessioni successive alla prima opzione, e non utilizzata in compensazione, può essere ripartita in 10 rate annuali di pari importo.

Una nuova ripartizione per la quota residua delle rate dei crediti

In particolare, la nuova ripartizione per il superbonus può essere effettuata per la quota residua delle rate dei crediti riferite agli anni 2022 e seguenti per i crediti derivanti dalle comunicazioni delle opzioni per la prima cessione o lo sconto in fattura inviate all’Agenzia delle Entrate fino al 31 ottobre 2022, e agli anni 2023 e seguenti per i crediti derivanti dalle comunicazioni inviate all’Agenzia dal primo novembre 2022 al 31 marzo 2023. Nonché per il sismabonus e il bonus barriere architettoniche le comunicazioni inviate fino al 31 marzo 2023. Ciascuna nuova rata annuale potrà essere utilizzata esclusivamente in compensazione, e non potrà essere a sua volta ceduta, né ulteriormente ripartita.

Fornitori e cessionari potranno optare per la rateizzazione lunga 

Fornitori e cessionari potranno comunicare all’Agenzia la volontà di optare per la rateizzazione lunga, al posto di quella originariamente prevista, semplicemente accedendo all’area riservata del sito dell’Agenzia. La comunicazione può riguardare anche solo una parte della rata del credito al momento disponibile. Con successive comunicazioni potranno essere infatti rateizzati, anche in più soluzioni, la restante parte della rata e gli eventuali altri crediti nel frattempo acquisiti.
Se alla fine del 2023 il soggetto avrà altri crediti residui non compensabili, riferisce Adnkronos, potrà comunicare all’Agenzia di volerli ripartire nei successivi dieci anni. In alternativa a questa prima soluzione, sarà possibile attendere la fine del 2023 per avere contezza dei crediti residui non compensabili, e inviare la relativa comunicazione all’Agenzia.

Location per feste di compleanno: quali vantaggi offrono rispetto una festa in casa?

Organizzare una festa di compleanno è un’esperienza divertente, ma può essere anche molto stressante.

Uno dei fattori più importanti da considerare è infatti la location della festa. Tanti genitori organizzano feste di compleanno per i propri figli direttamente a casa propria, ma c’è un’alternativa valida che offre tanti vantaggi: le location per feste di compleanno.

Ecco di seguito quali sono i motivi per cui scegliere una location può essere una scelta migliore rispetto ad una festa in casa.

Spazio a sufficienza per tutti gli invitati

Una delle principali necessità che una festa di compleanno in casa deve soddisfare è quella di avere abbastanza spazio per ospitare tutti gli invitati.

Le case e gli appartamenti possono essere limitati in termini di spazio e possono rendere difficile organizzare un evento divertente e spensierato per i bambini.

Al contrario, una location per feste di compleanno offre spesso una vasta gamma di spazi interni ed esterni che possono ospitare tanti bambini contemporaneamente.

Spazio esterno

Diverse location per feste di compleanno hanno spazi esterni che possono essere utilizzati per giochi all’aperto, attività e intrattenimento.

Questi spazi possono essere ideali per ospitare giochi d’acqua o attività sportive che richiedono tanto spazio. Inoltre, i bambini potranno divertirsi all’aria aperta senza preoccuparsi di rompere nulla in casa.

Spazio interno

Le location per feste di compleanno hanno spesso anche spazi interni disponibili che possono essere utilizzati per attività al coperto.

Questi spazi possono includere sale da gioco, zone con materassi per saltare, aree per la danza e molto altro ancora. Questi ambienti offrono un ambiente sicuro e protetto per i bambini, ma anche abbastanza grande per ospitare tutti gli altri invitati.

Organizzazione di attività speciali

Quando si organizza una festa di compleanno in casa, spesso ci si limita a giochi semplici come “Fai la statua” o il “Gioco delle sedie“.

Al contrario, quando si sceglie una sala per feste di compleanno, ci sono molte più possibilità per l’organizzazione di attività speciali e divertenti.

Animazione e intrattenimento

Solitamente le location per feste di compleanno offrono servizi di animazione e intrattenimento per i bambini.

Ciò significa che i bambini possono partecipare ad attività come truccabimbi, spettacoli di magia, giochi con i palloncini, spettacoli di marionette e molto altro ancora.

Queste attività possono essere organizzate all’interno della location e gestite da animatori professionisti.

Laboratori creativi

Alcune location offrono anche laboratori creativi dove i bambini possono creare oggetti artistici o sperimentare con la scienza.

Questi laboratori possono essere molto divertenti e istruttivi e riescono ad offrire ai bambini un’esperienza unica e stimolante.

Temi e decorazioni personalizzati

Quando si organizza una festa di compleanno in casa, può essere difficile creare un’atmosfera divertente e coinvolgente per i bambini.

Al contrario, le location per feste di compleanno offrono la possibilità di personalizzare il tema e le decorazioni della festa in base ai desideri del festeggiato.

Temi personalizzati

Molte location per feste di compleanno offrono una vasta gamma di temi tra cui scegliere, in modo da poter creare un’esperienza unica e personalizzata per il compleanno di ogni bambino. Questi temi sono vari e spaziano ad esempio dai personaggi dei cartoni animati ai supereroi, dai dinosauri alle principesse e molto altro ancora.

Decorazioni personalizzate

Le migliori location per feste di compleanno offrono anche la possibilità di personalizzare le decorazioni della festa, in modo da poter creare un’atmosfera festosa e coinvolgente.

Le decorazioni includono solitamente palloncini, addobbi, tovaglie e piccoli oggetti di cartone appositamente realizzati. Inoltre, i genitori non dovranno preoccuparsi di allestire tutto da soli, poiché il personale della location si occuperà di tutto.

Maggiore sicurezza

La sicurezza dei bambini è una priorità assoluta per i genitori, soprattutto durante una festa di compleanno quando sono presenti tanti bambini contemporaneamente.

Organizzare una festa di compleanno in casa può comportare certamente dei rischi per la sicurezza, legati all’accesso ad oggetti pericolosi o a superfici spigolose non messe in sicurezza.

Al contrario, le location per feste di compleanno sono spesso progettate per garantire la massima sicurezza per i bambini.

Ciò significa che le aree esterne e quelle interne saranno sicure per i bambini e non ci saranno rischi di incidenti o cadute.

Conclusione

In sintesi, organizzare una festa di compleanno per i propri figli non è semplice, ma scegliere la giusta location per feste di compleanno può offrire numerosi vantaggi rispetto ad una festa in casa.

I vantaggi vanno dagli spazi più ampi, sia interni che esterni, fino alle attività speciali e divertenti che lo staff prepara per i bambini.

Tutto ciò concorre nel rendere più facile la vita ai genitori e consente di creare un’esperienza unica e indimenticabile per i bambini.

La design economy italiana genera un valore aggiunto di 2,94 miliardi

In Italia l’industria del design può vantare 36 mila operatori, 20.320 liberi professionisti e lavoratori autonomi, e 15.986 imprese, che nel 2021 hanno generato un valore aggiunto pari a 2,94 miliardi di euro e hanno impiegato 63 mila occupati. Le imprese del design si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nelle aree di specializzazione del Made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, dove si localizza il 60% delle aziende.
Si tratta di alcuni dati emersi dal report condotto da Design Economy 2023 di Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design.

Il 32,8% delle imprese opera all’estero

Tra le province del design primeggiano Milano, con il 14,3% delle imprese e il 18,4% di valore aggiunto nazionale, Roma (6,6% e 5,3%), e Torino (5,1% e 13,3%). Una quota pari al 32,8% di imprese opera all’estero, il 24,2% in territori extra EU, il 44,8% su scala nazionale, mentre il 22,4% opera su scala locale.
“La leadership italiana nel design conferma il suo ruolo importante come infrastruttura immateriale del Made in Italy e protagonista nella sfida della sostenibilità”, ha commentato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.

“Dare forma, senso e bellezza al futuro”

“Nel pieno di una transizione verde e digitale, il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro – ha aggiunto Ermete Realacci -. Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori, mutano: dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera”.
Il tema della sostenibilità emerge infatti come rilevante per il settore. L’87,4% degli intervistati ne sottolinea l’importanza nei progetti in corso, quota che arriva al 96,5% nel caso delle piccole e medie imprese.

I prodotti dovranno diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili

“I prodotti, in un contesto di risorse scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili – ha sottolineato Realacci, come riferisce Askanews-. Il rapporto tra design e sostenibilità è alla base del nuovo Bauhaus europeo lanciato dalla presidente Von der Leyen per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo. Anche per questo l’Italia ne è una naturale protagonista. Perché, come scritto nel Manifesto di Assisi, affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro”.

Come trovare i profili tech in dieci mosse

La scarsa disponibilità di profili tech qualificati oggi mette in seria difficoltà le aziende. “La principale motivazione per cui le aziende non trovano profili tech disponibili è da ricercarsi nella spinta alla digitalizzazione – commenta Lorenzo Danese, co-founder di TimeFlow – che ha visto, negli ultimi 5 anni, una crescita incredibile delle richieste e che ha portato il mercato locale a non essere più sufficiente per soddisfare la domanda di competenze”.
Il mercato dei servizi IT oggi vale oltre 1 miliardo di dollari a livello globale, e continua a crescere di anno in anno di oltre il 6%. Ma come fare per attrarre e trattenere i migliori talenti tech? TimeFlow suggerisce le 10 ‘mosse’ chiave a cui le aziende dovrebbero prestare la massima attenzione.

Offrire salari competitivi e benefici per i dipendenti

Secondo TimeFlow è necessario investire in tecnologie avanzate, fornire risorse per la formazione e lo sviluppo delle competenze, e promuovere una cultura aziendale che valorizzi innovazione, creatività e lavoro di squadra. Ma soprattutto, offrire salari competitivi e benefici per i dipendenti, come bonus, piani pensionistici, assicurazioni e vacanze pagate. È necessario poi anche fornire opportunità di formazione e sviluppo professionale, come corsi di formazione, conferenze e workshop. E offrire un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo che promuova la creatività e l’innovazione.
Si deve poi puntare a implementare politiche di lavoro flessibili, come lavoro a distanza o orari flessibili, che consentano ai dipendenti di equilibrare meglio la vita professionale e privata.

Promuovere una cultura aziendale che incoraggi l’inclusione

Inoltre, le aziende dovrebbero offrire opportunità di lavoro interessanti e sfidanti, con la possibilità di lavorare su progetti innovativi e all’avanguardia. E promuovere una cultura aziendale che incoraggi l’inclusione, la diversità e l’uguaglianza, creando un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo.
Inoltre, è necessario fornire una buona gestione dei dipendenti, includendo feedback regolari, opportunità di carriera e supporto per lo sviluppo delle competenze. E ancora, offrire un ambiente di lavoro sano e sicuro, con la giusta attenzione alla salute e alla sicurezza dei dipendenti.

Fornire senso di appartenenza e coinvolgere i dipendenti

Le ultime due mosse vincenti individuate da TimeFlow sono promuovere una forte comunicazione e trasparenza in azienda, creando una cultura di apertura e di dialogo. Così da fornire un forte senso di appartenenza e di valutazione dei dipendenti, incoraggiando il loro coinvolgimento nella cultura aziendale e nella condivisione della visione e della missione dell’azienda. Insomma, per attrarre e trattenere i migliori talenti tech secondo TimeFlow è necessario offrire principalmente un ambiente di lavoro stimolante, sicuro, accogliente e che preveda opportunità di crescita e di sviluppo professionale.

Nel 2023 le Pmi sono pronte ad assumere, ma come trattenere i talenti?

Nel 2023 le Pmi sono pronte ad assumere personale, ma l’obiettivo primario è trattenere i talenti. Secondo l’Indagine InfoJobs, Trend mercato del lavoro 2023, quest’anno l’87% degli HR conferma l’intenzione di assumere nuovi collaboratori, il 46,6% in numero limitato per sostituire eventuali dimissionari (12,6%), e il 27,8% in numero elevato.
“Le Pmi italiane si trovano a fronteggiare un contesto socioeconomico ancora molto sfidante, unito a nuove modalità di approccio al lavoro drasticamente cambiate dopo gli anni della pandemia – commenta Filippo Saini, head of job di InfoJobs -. Per questo attivano leve di welfare aziendale in grado di soddisfare le persone, trattenere e attirare i talenti, garantendo stabilità alle attività e alle strutture aziendali stesse”.

Più investimenti in formazione e sviluppo

Il 9,4% delle aziende però non pensa a nuove assunzioni, nemmeno per sostituire i dimissionari, e il 3,7% valuta la riduzione del personale. Dal punto di vista della tipologia di contratti, per il 49,7% vigeranno i medesimi criteri del passato, un 40,1% punta a poche figure, ma qualitativamente selezionate, e il 10,2% preferisce contratti flessibili. Tra i temi più caldi affrontati dagli HR italiani emerge poi la valorizzazione e la riqualificazione delle risorse interne. Sebbene il 47,6% non preveda azioni specifiche, e il 14,3% dichiari di dover ridurre l’organico, accompagnandolo con azioni di prepensionamento o percorsi di outplacement, cresce la consapevolezza dell’importanza degli investimenti in formazione e sviluppo (38,1%).

Puntare sulle azioni di retention

Ma c’è anche un 35,3% che non ha notato mutamenti nel numero di dimissioni rispetto al passato, e il 9,7% che vede addirittura nel momento storico, tra inflazione e aumento del costo della vita, una riduzione del numero di dimissionari. Proprio il tema dei rincari e delle congiunture socio-politico-economiche spinge oltre la metà delle aziende a ritenere strategiche azioni a sostegno dei propri dipendenti in ottica di retention. Per il 27,8% si tratta di benefit (buoni pasto, agevolazioni trasporti/parcheggi), il 16,5% valuta bonus/contributi aggiuntivi in busta paga, e il 15,8% pensa a una politica di aumenti o adeguamenti degli stipendi. Ma il 13,5% non trova necessaria alcuna azione, e il 26,3% sarebbe intenzionato a supportare i dipendenti, ma non può per motivi economici.

Attraction, digital4human, lavoro ibrido, diversity inclusion

Poiché l’azienda deve interrogarsi su come essere ingaggiante per i suoi dipendenti, e non lasciarsi sfuggire le risorse migliori, secondo gli HR fra i trend del lavoro 2023 spiccano la retention (42,9%) e l’attraction (24,8%), magari attuando strategie multi-canale di employer branding per attrarre i migliori talenti. La tecnologia è poi un alleato prezioso, che se usato correttamente può davvero fare la differenza, anche nei processi di ricerca, selezione e gestione del personale (digital4human, 12,8%). Ma altre vere e proprie sfide consisteranno nel conciliare i benefici del lavoro in presenza e da remoto (lavoro ibrido, 11,3%), e creare maggiore senso di appartenenza, non solo per superare la distanza tra persone e azienda (diversity inclusion, 8,3%).

Nel 2022 carte e bancomat sono costati 5 miliardi alle imprese

Tra commissioni e costi accessori nel 2022 l’uso di carte e bancomat è costato alle imprese italiane almeno 5 miliardi di euro. Un onere che grava in proporzione soprattutto sulle attività di minori dimensioni, che vedono restringere i margini a causa dei costi delle commissioni.  
A stimarlo è Confesercenti, in vista del Tavolo tecnico per il taglio delle commissioni sui pagamenti tramite Pos, convocato dal Ministero dell’Economia. L’Italia in dieci anni è diventato il Paese europeo con il più alto numero di Pos (3,9 milioni), anche se il numero di operazioni rimane ancora sotto la media. Più alto invece, l’importo medio delle transazioni (circa 50 euro), che sottolinea come il problema sia soprattutto relativo alle micro-transazioni.

Nel 2023 le transazioni con pagamenti digitali saranno il 50% 

Nel 2022 le transazioni con pagamenti digitali hanno raggiunto 400 miliardi di euro, quasi il 40% del totale speso degli italiani, e nel 2023 sarà il 50%. Un risultato ottenuto con grandi costi a carico degli esercenti. L’indagine Confesercenti, infatti, restituisce un peso delle commissioni fino e oltre l’1,4% del transato per le attività minori, dove l’incidenza dei pagamenti in moneta elettronica sul totale è in rapida crescita, e in alcuni casi, come nell’abbigliamento, raggiunge anche l’80% delle vendite.
Ma i costi delle commissioni sono un problema soprattutto per tabaccherie, gestori carburanti, edicole e tutte le altre attività caratterizzate da piccoli margini sul venduto.

È necessaria una distribuzione più equa dei costi  

Dopo tutto questo tempo, gli esercenti attendono finalmente una soluzione al problema. L’obiettivo dichiarato del Tavolo è la riduzione dei costi della ‘moneta di plastica’ per i circa 2,5 milioni di piccole attività con meno di 400 mila euro di fatturato annuo. La speranza è che non si proceda a un semplice restyling dei provvedimenti attuali (il credito di imposta previsto ora è insufficiente), ma che si arrivi a una vera riforma che favorisca la diffusione delle transazioni elettroniche attraverso una distribuzione più equa dei costi. Per raggiungere questo risultato, però, è necessario che il governo svolga un ruolo attivo, non di semplice garante.

Agevolare le attività con fatturato inferiore a 400mila euro 

Una maggiore diffusione della moneta elettronica favorirebbe la modernizzazione del sistema economico del paese, un obiettivo che Confesercenti condivide. Ottenerlo con un obbligo calato dall’alto crea però una distorsione a sfavore degli esercenti. Per questo i provvedimenti di questo tipo sono solitamente accompagnati da agevolazioni, non solo da sanzioni. Confesercenti propone quindi di costituire un Osservatorio per rendere chiari i costi attuali della moneta elettronica. Ma anche di rendere gratuite le transazioni sotto 30 euro per le attività sotto i 400 mila euro di fatturato annuo, aiutarle a dotarsi di dispositivi contactless. e predisporre un nuovo credito di imposta della durata di tre anni, su tutte le transazioni. 

Mercato globale Telecom: i trend del 2022

“Come per tutti gli altri segmenti del Tecnologia di consumo e dei beni durevoli, il 2022 è stato un anno difficile per il settore della Telefonia – spiega Jan Lorbach, esperto GfK per il settore Telecom -. Nel complesso, il mercato globale della telefonia ha chiuso il 2022 con un calo del -9,7% a valore rispetto all’anno precedente”. Per quanto riguarda il mercato italiano Telecom, secondo i dati GfK il 2022 è stato un anno positivo, che si è chiuso con una crescita del +4% per il settore nel suo complesso. Rispetto all’anno precedente, sono cresciuti a valore sia gli Smartphone (+2,7%) sia i Wearable (+8%).

Smartphone: calano i ricavi

Anche il segmento degli Smartphone, compresi i Phablet, a livello globale ha registrato un calo della domanda (-9,1% rispetto al 2021), per un totale di 908 milioni di unità vendute, così come i ricavi (-10,2%), pari a 330 miliardi di dollari. Nel 2022 il mercato è stato sostenuto principalmente dai consumatori con reddito medio-alto, che rappresentano il 48% di tutti gli acquirenti di smartphone. Di conseguenza, aumenta la domanda di dispositivi premium: il fatturato dei modelli 5G è cresciuto dell’1,2% e quello degli smartphone con capacità superiore a 256 GB del 19%, pari al 41% del fatturato totale del mercato nel 2022. Nonostante la tenuta del segmento premium, il numero totale di acquisti è diminuito. Un trend particolarmente evidente per la GenZ, che estende consapevolmente il ciclo di vita dei propri dispositivi.

Wearable e Visori AR/VR

Uno dei pochi segmenti del comparto rimasto stabile è quello dei dispositivi indossabili. Con 13,9 miliardi di dollari di fatturato, il mercato dei Wearable ha raggiunto quasi lo stesso livello dell’anno precedente (-1,1%). Alcuni dei segmenti più popolari hanno perso terreno (Health e Fitness tracker -31%), mentre altri hanno avuto maggiore successo (Smartwatch +21%). Questi cambiamenti sono legati alla domanda crescente di soluzioni smart per il controllo della salute, come la possibilità di misurare il livello di stress (EDA). Lanciati nel quarto trimestre 2021, questi dispositivi rappresentano già il 16% del fatturato del mercato dei Wearable, e continuano a crescere. Al contrario, nel 2022 le vendite di visori VR nel mercato europeo diminuiscono del -15%: il primo calo in assoluto dopo anni di crescita a doppia cifra.

Prospettive per il 2023

GfK prevede un 2023 più forte per il settore Telecom. La Cina, il mercato più grande, dovrebbe riprendersi e trainare la crescita a livello internazionale. Gli sviluppi all’interno delle tre principali categorie di prodotti avranno un impatto positivo, ma nonostante l’allungamento del ciclo di vita gli smartphone acquistati nel 2020/2021 entreranno quest’anno nella finestra di sostituzione. Per quanto riguarda i Wearable, il mercato sarà trainato dalla nuova generazione di sensori per l’Health Tracking. Inoltre, si prevede una crescita dei ricavi per il segmento Smartwatch. Nel 2023 la realtà virtuale e aumentata poi dovrebbero crescere oltre l’area del gaming. Uno dei segmenti con maggior potenziale per i prossimi anni.

La settimana lavorativa di 4 giorni fa bene a dipendenti e imprese: l’esperimento inglese

E se la risposta allo stress lavorativo e all’emergenza delle grandi dimissioni fosse ridurre l’orario di lavoro? Forse è così. A indicare che questa potrebbe essere la strada per il benessere dei dipendenti (e di conseguenza delle aziende) è un esperimento condotto in Gran Bretagna. Si tratta del maggiore test al mondo effettuato in questo ambito e ha riguardato 61 grandi imprese di vari settori per circa 2.900 collaboratori. Per sei mesi, dal giugno 2021, le aziende coinvolte si sono impegnate a ridurre del 20% l’orario di lavoro per tutto il personale, garantendo al tempo stesso parità di salario per i propri dipendenti. Si è così scoperto che la settimana lavorativa di 4 giorni è molto più vantaggiosa sotto il profilo della salute, della produttività e dell’impegno. Inoltre sembra essere un antidoto al fenomeno delle grandi dimissioni.  

56 aziende su 61 continueranno il percorso

La ricerca, condotta dagli studiosi dell’Università di Cambridge e del Boston College americano e coordinata dall’organizzazione no profit 4 Day Week Global, in collaborazione con il think tank Autonomy e il gruppo di campagna 4 Day Week Campaign, ha dimostrato che per molte imprese la prova è stata tanto produttiva da diventare permanente. Almeno 56 delle 61 aziende che hanno partecipato al programma hanno dichiarato di voler continuare con la settimana lavorativa di quattro giorni. Di queste 18 aziende hanno confermato che questa impostazione è diventata un cambiamento permanente. Solo tre aziende hanno comunicato di aver sospeso per il momento la settimana lavorativa di quattro giorni nella loro organizzazione. E i dipendenti? I risultati hanno rivelato un calo significativo dei tassi di stress e malattia tra i circa 2.900 dipendenti che hanno sperimentato una settimana lavorativa più breve.Circa il 39% dei dipendenti ha dichiarato di essere meno stressato rispetto all’inizio del processo e il numero di giorni di malattia presi durante il processo è diminuito di circa due terzi.

Così aumenta anche il fatturato 

Peraltro – afferma il rapporto, ripreso da Adnkronos – i dipendenti hanno mostrato molta più disponibilità a conservare il proprio posto, nonostante l’esperimento sia stato condotto proprio nel periodo delle “grandi dimissioni” in cui – in un ripensamento post-Covid – moltissimi lavoratori hanno abbandonato le proprie occupazioni in cerca di maggiore flessibilità. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un calo del 57% delle uscite del personale delle società che hanno partecipato al programma. Ma a calare sono stati anche i livelli di ansia, le difficoltà a dormire e i burnout mentre un numero crescente di dipendenti ha ammesso una maggiore facilità nel cercare un equilibrio con le proprie responsabilità familiari. La maggior parte delle aziende ha scelto di concedere a tutto il proprio personale il venerdì libero, mentre alcuni hanno affermato di potersi prendere il lunedì o il venerdì, mentre altri hanno optato per un giorno libero comune per il personale. Buone notizie anche sul fronte economico, visto che nel periodo del test i fatturati delle aziende coinvolte sono aumentati dell’1,4%, dato che balza a +35% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Gli orari dei lavoratori italiani? Spesso “antisociali”

Rappresentano circa il 50% del totale degli occupati i lavoratori italiani che operano in orriranno antisociali. Con questa definizione si intendono orari ‘sfasati’ rispetto agli orari diffusi tra la maggioranza della popolazione. Nel dettaglio, il 18,6% dei dipendenti lavora sia di notte che nei festivi (circa 3,2 milioni di persone), il 9,1% anche il sabato e i festivi (ma non la notte), e il 19,3% anche la notte (ma non di sabato o festivi). Gli uomini lavorano sia di notte sia nel fine settimana e nei festivi, mentre le donne lavorano maggiormente il sabato o i festivi. E’ quanto emerge dall’indagine Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) ‘Plus’ (Participation, Labour, Unemployment Survey), che ha coinvolto 45mila persone dai 18 ai 74 anni.

Straordinari non retribuiti?

I dati singolari non sono finiti qui. La ricerca mette in luce che 1 dipendente su 6 (15,9%) svolge straordinari non retribuiti, un dato che assume proporzioni significative se pensiamo che gli straordinari interessano 6 occupati su 10 (60%), soprattutto uomini (64,7% contro il 54,1% delle donne). E se consideriamo che l’8,1% degli intervistati dichiara di non poter rifiutare di prestare l’extra-lavoro. Numeri che nell’insieme rivelano un più generale problema della regolazione dei tempi di vita e di lavoro, confermato anche dalla rigidità sottolineata dal Rapporto ‘Plus’ per quanto riguarda i permessi: il 21,3% degli occupati (circa 4,7 milioni) dichiara di non poter o non voler prendere permessi per motivi personali, il 54,8% può prenderli e il restante 23,9% può modulare l’impegno lavorativo.

Differenze fra uomini e donne

Gli uomini hanno una maggiore autonomia, mentre per le donne emerge la pressione di un contesto che disincentiva l’uso dei permessi. E sono soprattutto gli autonomi che svolgono la propria attività in condizione di para-subordinazione a dichiarare che nei propri contesti di lavoro o non sono previsti permessi o non è ben visto prenderli.
“Spesso la domanda di lavoro richiede disponibilità che confliggono con le esigenze di vita – dichiara il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp –. È vero che per alcuni settori economici, come il commercio o la sanità, e per alcune professioni, come quelle dei servizi, il lavoro notturno o nei festivi è connaturato alla natura della prestazione, ma è anche vero che questa modalità sembra diffondersi anche dove non è strettamente necessaria. È urgente avviare una seria riflessione sull’organizzazione e articolazione del tempo di lavoro, ma anche sulla sua quantità e distribuzione”.