Mercato del lavoro, le assunzioni sono in crescita

Dopo tutte le difficoltà legate alla pandemia il mercato del lavoro sembra dare segnali positivi, con numeri che indicano una ritrovata dinamicità dopo mesi di stallo. A testimoniarlo sono i dati della Banca d’Italia e del ministero del Lavoro nella sesta Nota congiunta, che evidenziano come nel periodo che va dal primo gennaio 2021 alla fine di ottobre siano stati creati oltre 603.000 posti di lavoro, a fronte dei 105.000 del 2020 e dei 411.000 del 2019. La creazione di posti di lavoro è sostenuta ancora largamente dall’occupazione a termine. Nei mesi autunnali sono tuttavia cresciute lievemente anche le assunzioni a tempo indeterminato, tornate a ottobre sui livelli pre-pandemici. La dinamica delle posizioni a tempo indeterminato ha sostenuto la mobilità complessiva del mercato del lavoro, incentivando i passaggi da un impiego permanente a un altro. A questo fenomeno è ascrivibile buona parte della crescita delle dimissioni volontarie di lavoratori a tempo indeterminato osservate dalla primavera.

Boom di dimissioni volontarie

Come riporta ancora la nota, nel periodo preso in esame – ovvero i primi 10 mesi del 2021 – sono state rilevate 777.000 cessazioni volontarie di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, 40.000 in più rispetto a due anni prima. Il 90 per cento dell’incremento complessivo osservato è ascrivibile all’industria (36.000 dimissioni in più); nei servizi la crescita delle dimissioni, più contenuta, si è fortemente indebolita dalla fine dell’estate. L’eterogeneità settoriale si riflette anche in quella geografica: nel 2021 le separazioni volontarie sono aumentate nel Centro Nord; nel Mezzogiorno invece sono rimaste stazionarie. 

Tutto sommato stabile il numero di licenziamenti

Il numero di licenziamenti rimane modesto anche a settembre e ottobre. Nei settori interessati dallo sblocco del 31 ottobre, nei primi 15 giorni di novembre il tasso di licenziamento è rimasto sostanzialmente in linea con quello osservato prima della pandemia. I licenziamenti sono rimasti su livelli contenuti anche in settembre e ottobre (59.000 contratti cessati con questa causale, il 37 per cento in meno rispetto agli stessi mesi del 2019). Secondo i dati preliminari disponibili, nei primi quindici giorni di novembre si è rilevato invece un aumento dei licenziamenti nei settori in cui il blocco è scaduto il 31 ottobre (servizi e industria dell’abbigliamento, del tessile e delle calzature). La crescita, analogamente con quanto osservato dopo lo sblocco del 30 giugno in gran parte della manifattura e nelle costruzioni, potrebbe riflettere esuberi già previsti nei mesi precedenti. Nonostante tale aumento il tasso di licenziamento non si è discostato dai livelli precedenti la pandemia.