Cloud ibrido guida la trasformazione digitale, ma mancano le competenze

Oltre il 77% delle organizzazioni aziendali globali adotta un approccio cloud ibrido, in grado di aiutare a guidare la trasformazione digitale. La maggior parte delle organizzazioni però sta lottando con la complessità necessaria per far funzionare insieme tutti i loro ambienti cloud. Poiché le organizzazioni devono affrontare lacune di competenze, sfide di sicurezza e ostacoli alla conformità, meno di un quarto delle aziende in tutto il mondo gestisce i propri ambienti cloud ibridi in modo olistico, il che può creare punti ciechi e mettere a rischio i dati. Lo rivela una nuova ricerca di internazionale, l’IBM Transformation Index: State of Cloud, condotto da The Harris Poll. 

Poche aziende sono davvero digitalmente ‘avanzate’

L’indice indica una forte correlazione tra l’adozione del cloud ibrido e il progresso nella trasformazione digitale. Infatti, il 71% degli intervistati pensa che sia difficile realizzare il pieno potenziale di una trasformazione digitale senza disporre di una solida strategia di cloud ibrido. Allo stesso tempo, solo il 27% delle aziende possiede le caratteristiche necessarie per essere considerata ‘avanzata’ nella trasformazione. Le aziende ritengono che garantire la conformità nel cloud sia attualmente troppo difficile, soprattutto perché in tutto il mondo si assiste all’inasprimento dei requisiti normativi.

Gli ostacoli all’innovazione

Quando si tratta di gestire le proprie applicazioni cloud, il 69% afferma che il proprio team non ha le competenze necessarie per essere competente. Questo è un ostacolo all’innovazione, con più di un quarto degli intervistati che afferma come la carenza di talenti stia ostacolando gli obiettivi cloud della propria azienda.
Queste limitazioni impediscono alle organizzazioni anche di sfruttare il potere delle partnership. Più di un terzo degli intervistati afferma che la mancanza di competenze tecniche li trattiene dall’integrare con i partner dell’ecosistema negli ambienti cloud. Questa sfida è ancora più grande negli Stati Uniti, dove quasi il 40% ammette questa mancanza di competenze indicando una forte necessità di talenti.

Il problema della sicurezza

Se oltre il 90% dei servizi finanziari, Tlc e organizzazioni governative adotta strumenti di sicurezza (capacità informatiche riservate, autenticazione a più fattori e altro), permangono lacune che impediscono alle organizzazioni di promuovere l’innovazione. Il 32% degli intervistati cita la sicurezza come la principale barriera per i carichi di lavoro integrati in tutti gli ambienti, e più di un quarto concorda che i problemi di sicurezza rappresentano un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi di business nel cloud. I problemi di sicurezza possono anche impedire alle organizzazioni di sbloccare il pieno potenziale delle partnership.
Potenziali lacune nella sicurezza possono far incombere rischi a terze e quarte parti. La governance dei dati (49%) e la sicurezza informatica (47%) sono quindi le principali sfide per integrare completamente l’ecosistema aziendale nel cloud.

Il bene rifugio? Resta la casa: aumentano le intenzioni di acquisto

A settembre, tornati dalle vacanze, gli italiani fanno i conti con i desideri e le incognite che ci aspettano nel prossimo futuro. Non è quindi una casualità se, ancora una volta, i nostri connazionali scelgono di investire nel bene rifugio per eccellenza, la casa, tanto che le intenzioni di acquisto sono aumentate decisamente rispetto alla precedente rilevazione. A dirlo è l’Osservatorio mensile Findomestic di settembre, che evidenzia che il numero di italiani intenzionato ad acquistare un immobile nuovo nei prossimi tre mesi è cresciuto del 9,8% rispetto al mese precedente. Non solo: chi ha espresso l’intenzione di acquistare una casa nuova, ha anche manifestato il desiderio di rendere l’abitazione più efficiente sotto il profilo energetico, installando fotovoltaico, pompe di calore e nuovi elettrodomestici a basso consumo. Altri dati che emergono dal report sono i segnali positivi dal comparto mobilità e tecnologia, anche se cresce il timore per il possibile stop delle forniture. 

Obiettivo efficientamento

I nostri connazionali spingono su progetti per rendere più efficienti le proprie abitazioni contro il caro-energia: fotovoltaico (+32,6%, ai massimi livelli degli ultimi 12 mesi), pompe di calore (+17,4%), grandi e piccoli elettrodomestici (rispettivamente +10,4% e + 9,7%), infissi (+9,2%) e caldaie a condensazione o biomassa (+4,1%). L’ambiente domestico si può migliorare anche grazie a nuovi mobili (+12,6% di intenzioni d’acquisto) o acquistando una nuova TV, segmento che si conferma su livelli alti grazie all’effetto switch-off con un incremento del 12%. Solo i lavori di isolamento termico sono in controtendenza: -3,9%. “La rilevazione che abbiamo condotto negli ultimi giorni di agosto – commenta Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic – evidenzia come, nonostante le difficoltà del contesto, gli italiani non rinunciano a progettare acquisti importanti per l’autunno. Le paure più grandi rimangono la crescita dei prezzi (50%) e il rischio recessione per il Paese (43%) ma registriamo una crescita sensibile del timore che non sia garantita la fornitura energetica nel prossimo autunno (per il 26% è una delle ansie principali contro il 18% di luglio)”. 

Torna e crescere l’e-commerce 

Dopo l’exploit di luglio in cui il 61% del campione ha dichiarato di preferire generalmente acquistare nei negozi piuttosto che online (39%), in agosto l’Osservatorio Findomestic ha registrato una nuova inversione di tendenza con una prevalenza dell’online (57%) rispetto al punto vendita fisico (43%). Entrando nello specifico delle diverse categorie merceologiche ci sono, tuttavia, acquisti per i quali gli italiani non possono fare a meno del negozio fisico: l’89% va in concessionario per acquistare auto e moto, l’85% fa la spesa quotidiana in negozio e l’83% compra i mobili sul punto vendita fisico . Decisamente “più digitalizzati” i mercati dei beni tecnologici: se per comprare grandi elettrodomestici la preferenza è ancora verso il negozio (70% contro 30%), per i piccoli il campione è diviso esattamente a metà, così come per i prodotti informatici. Per telefonia e accessori c’è addirittura un leggero vantaggio dell’online sul negozio (53% contro 47%). Secondo l’indagine, il consumatore cerca oggi sia in negozio che sul web soprattutto offerte e convenienza ma, se dal punto vendita fisico si aspetta subito dopo qualità e assistenza da parte del personale, dall’online pretende servizi e consegna veloci e flessibili, un sito facile da usare, ampia scelta e un’efficace gestione della privacy.

Terziario: in Lombardia Servizi +20,8% e Commercio al dettaglio +5,4%

Secondo i risultati dell’indagine di Unioncamere Lombardia, nel secondo trimestre del 2022 prosegue la fase di crescita del fatturato per le imprese lombarde del terziario. Le variazioni congiunturali rispetto al trimestre precedente forniscono un’indicazione puntuale della dinamica più recente, e in entrambi i comparti il segnale è di un’accelerazione dei ritmi di crescita. Nei Servizi l’incremento congiunturale raggiunge infatti il +5,7%, e nel Commercio al dettaglio il +1,5%. La variazione su base annua per i Servizi si conferma invece sopra il 20% per il terzo trimestre consecutivo (+20,8%), mentre nel Commercio al dettaglio si attesta al +5,4%.

Servizi: raggiunto un nuovo massimo della serie storica

La diversa situazione dei due comparti è evidente anche dal numero indice del fatturato, calcolato ponendo pari a 100 il livello medio del 2010, con i Servizi che raggiungono un nuovo massimo della serie storica (123,7) e il Commercio al dettaglio (96,6) che recupera i livelli di 10 anni fa.
Per i Servizi la crescita di fatturato su base annua è molto marcata nelle attività di alloggio e ristorazione (+52,3%), che nello stesso trimestre 2021 ancora risentivano delle chiusure e restrizioni anti-Covid. Significativa anche la crescita dei Servizi alle persone (+24,7%), che hanno finalmente recuperato i livelli del 2019, e dei Servizi alle imprese (+15,5%), che toccano un nuovo massimo storico. Più ridotta la crescita per il Commercio all’ingrosso (+11,5%), che dopo aver a lungo trainato la performance dei Servizi in Lombardia, mostra una battuta d’arresto rispetto ai valori del primo trimestre.

Commercio al dettaglio: crescono soprattutto i negozi non alimentari

Nel Commercio al dettaglio crescono soprattutto i negozi non alimentari (+8,7% su base annua), che hanno mostrato una buona capacità di recupero dopo i forti cali registrati nel periodo dell’emergenza sanitaria. Più limitato l’incremento per gli esercizi non specializzati (+2,4%), che comprendono minimarket e supermercati, e che non hanno avuto conseguenze negative dalla pandemia: il numero indice è infatti sui valori massimi degli ultimi 14 anni. Prosegue poi il calo strutturale dei negozi alimentari prevalentemente di piccole dimensioni (-0,6%).

La crescita del fatturato risente delle dinamiche dei prezzi

Pur con differenti andamenti, entrambi i comparti stanno quindi sperimentando una fase di crescita intensa del fatturato, che risente però in maniera decisiva delle dinamiche di prezzo. I listini sono infatti in forte tensione, con incrementi congiunturali del +2,7% per i servizi e del +4,3% per il Commercio al dettaglio. I maggiori aumenti si riscontrano negli esercizi alimentari, nelle attività di alloggio e ristorazione e nel commercio all’ingrosso. Proprio i timori degli effetti dell’inflazione sulla domanda, che si somma alla crescita dei costi e alle altre incognite della situazione nazionale e internazionale, si riflettono in un peggioramento delle aspettative degli imprenditori. Fanno eccezione le attività legate al Turismo, per le quali le attese sulla stagione estiva sono positive.

Shopping: i profili dei consumatori, dai compulsivi ai prudenti pianificatori 

Se nel 2022 gli shopping addicted, ovvero gli spendaccioni, salgono al 10% della popolazione mondiale, la parte del leone la fanno ancora i ‘tradizionalisti’ (18%), che costituiscono la fetta più grande della torta dello shopping globale. Oltre a mantenere un ‘basso profilo’ sui social, non si fanno influenzare da influencer o brand online, e l’87% non fa acquisti compulsivi. Il 78% non va per negozi se non ha bisogno di nulla, ma li preferisce allo shopping online, anche se i canali web sono usati dal 42% di loro. L’ha scoperto il report di Euromonitor International dedicato alle abitudini d’acquisto della popolazione mondiale. 

Avidi o ottimisti equilibrati?
Aumentano gli ‘avidi’ della propria immagine e del proprio status, affamati di nuovi trend, gli undaunted strivers (16% e 13% nel 2018). L’88% punta a prodotti e servizi su misura e pensa che il giudizio degli altri sia importante, l’87% segue i brand preferiti online, l’86% vuole distinguersi dalla massa e condivide sui social il proprio look e gli acquisti. Provano nuovi prodotti, ma amano soprattutto comprare ‘esperienze’ (86%). Crescono però anche gli ‘ottimisti equilibrati’ (14%, erano l’8%), che ambiscono a uno stile di vita stabile e amano pianificare il futuro. Nelle priorità di shopping l’81% pensa a sé, il 65% alle attività preferite e il 63% al partner. Il 58% di loro punta all’affare, il 38% ai prodotti di seconda mano.

Diminuiscono gli attivisti responsabili e aumentano i prudenti pianificatori

In calo gli ‘attivisti responsabili’ (14% vs 17%).  Preferiscono prodotti a connotazione ecocompatibile e danno importanza al rapporto qualità-prezzo. ‘Io posso cambiare le cose’ è il loro motto, consci che i comportamenti lasciano un’impronta ambientale e sociale (83%). Il 78% è preoccupato per i cambiamenti climatici, il 69% compra da company ‘trasparenti’ e il 25% boicotta i brand che non condividono i loro intenti politici e sociali. In aumento invece i consumatori attenti a spendere, i ‘prudenti pianificatori’ (13% vs 9%). Guardano al futuro, mettono i soldi da parte: lo shopping compulsivo non fa per loro, mostrano elevata fedeltà a marchi e prodotti (85%), provano difficilmente novità, e preferiscono sconti e offerte.

Minimalisti o conservatori, tutti seguono meno gli influencer

Spuntano per la prima volta i minimalisti (9%). ‘Scelgo le cose semplici’, dicono, perché sono consumatori green: il 50% taglia il superfluo e il 73% riduce gli scarti, il 71% vuole avere un impatto positivo sull’ambiente, il 55% mette da parte i soldi per il futuro, e il 52% ripara gli oggetti. L’ultima fetta, riporta Ansa, è formata dai ‘conservatori casalinghi’ (6% vs 16%). Felici a casa propria, l’81% ama cucinare, il 52% lavora da casa il weekend e ha un legame molto stretto tra lavoro e vita personale. Vanno per mercatini, il 55% non consulta internet per scegliere cosa comprare e il 57% non compara neanche i prezzi online. Ma per tutti c’è un comportamento comune: guardare meno a celebrities e blogger/influencers preferendo i consigli di amici e parenti. 

Occupazione: a giugno tasso record dal 1977

Dopo il calo registrato a maggio nel mese di giugno 2022 il numero di occupati torna ad aumentare e supera nuovamente i 23 milioni per effetto della crescita dei dipendenti permanenti. Rispetto a giugno 2021, in Italia l’incremento di oltre 400 mila occupati è determinato appunto dai dipendenti, che a giugno di quest’anno ammontano a 18 milioni e100 mila, il valore più alto dal 1977, il primo anno della serie storica. Secondo i dati Istat, l’occupazione quindi è a livelli record, con un tasso che sale al 60,1% (+0,2%), mentre quello della disoccupazione è stabile all’8,1%, e il tasso di inattività scende al 34,5%.

Cresce il numero di occupati e diminuisce quello di disoccupati e inattivi

Anche rispetto a maggio, a giugno cresce quindi il numero di occupati e diminuisce quello di disoccupati e inattivi. L’occupazione aumenta del +0,4%, pari a +86 mila occupati, per entrambi i sessi, per i dipendenti permanenti e in tutte le classi d’età, a eccezione dei 35-49enni, tra quali il tasso diminuisce. Ed è in calo anche tra gli autonomi e i dipendenti a termine. Il lieve calo del numero di persone in cerca di lavoro (-0,2%, pari a -4mila unità rispetto a maggio) si osserva tra le donne e tra chi ha più di 25 anni d’età.

Disoccupazione stabile all’8,1%

Quanto al tasso di disoccupazione, è stabile all’8,1% e sale al 23,1% tra i giovani (+1,7%). La diminuzione del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, pari a -91mila unità) coinvolge gli uomini, le donne e le classi d’età al di sotto dei 50 anni, mentre il tasso di inattività scende al 34,5% (-0,2%).
Confrontando il secondo trimestre del 2022 con il primo trimestre dell’anno si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-3,8%, pari a -81mila unità), sia degli inattivi (-0,5%, pari a -61mila unità).

Un aumento trasversale per genere ed età

Inoltre, a giugno 2022 il numero di occupati supera quello di giugno 2021 dell’1,8% (+400 mila unità), riferisce Adnkronos. L’aumento è trasversale per genere ed età, l’unica variazione negativa si registra tra i 35-49enni per effetto della dinamica demografica. Il tasso di occupazione, in aumento di 1,6 punti percentuali, sale infatti anche tra i 35-49enni (+0,9 punti) perché in questa classe di età la diminuzione del numero di occupati è meno marcata di quella della popolazione complessiva. Rispetto a giugno 2021, diminuisce anche il numero di persone in cerca di lavoro (-13,7%, pari a -321 mila unità) e il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,0%, pari a -400mila).

I bonus welfare più richiesti? Assegno unico Rc e Naspi 

Quali sono i bonus welfare più richiesti dagli italiani? Assegno Unico, Reddito di Cittadinanza e NASpI. E qual è l’identikit del cittadino che nel 2022 fa domanda dei bonus statali? Secondo BonusX, startup innovativa a vocazione sociale, è di età compresa tra 30 e 40 anni e nella maggioranza è donna (56%). Le donne presenti sulla piattaforma di BonusX per la richiesta di agevolazioni sono infatti oltre 35.000, e se tra i servizi più richiesti ci sono Assegno Unico e Reddito di Cittadinanza, le donne tendono a richiederlo significativamente più degli uomini. Dall’indagine emerge infatti che se gli uomini puntano a richiedere maggiormente il bonus per disoccupati (NASpI), l’Assegno Unico viene richiesto principalmente dalle donne.

Molto richieste anche le detrazioni per le locazioni abitative

Il fatto che siano le donne a richiedere maggiormente bonus e agevolazioni fa intuire che sono proprio loro ad amministrare la parte burocratica della vita quotidiana. L’identikit realizzato da BonusX corrisponde a un profilo tra 30-40 anni, con uno o più figli, percepisce la burocrazia come sfiancante e ha bisogno di richiedere sussidi pubblici per poter avere un aiuto concreto. A partire dal mese di maggio, BonusX ha anche integrato la possibilità di gestire in piattaforma le dichiarazioni dei redditi per persone fisiche, in modo da favorire anche richiesta e accesso ad agevolazioni di natura fiscale. Su questo fronte, al netto delle detrazioni sanitarie, risultano particolarmente richieste le detrazioni per le locazioni abitative.

Perché tanti cittadini rinunciano alle agevolazioni?

Nell’Unione Europea, tra il 20% e il 60% degli aventi diritto non riesce però a ottenere le agevolazioni di cui ha bisogno. Questi dati dimostrano che la complessità della burocrazia non aiuta i cittadini, rendendo ancora più difficile la richiesta di aiuti fondamentali per il sostentamento dell’individuo o la famiglia.
“Poter capire quali bonus richiedere, quali sono i requisiti fondamentali e, soprattutto, come poterlo richiedere per tempo, sono solo alcune delle problematiche che il cittadino italiano deve affrontare quotidianamente. E, complice la caoticità del sistema e la mancata digitalizzazione degli sportelli, sono ancora tanti i cittadini che rinunciano alla richiesta di bonus e agevolazioni”, si legge nello studio di BonusX.

L’età media dei richiedenti racconta molto della nostra società

“L’età media del cittadino che richiede questa tipologia di bonus racconta molto della nostra società: dai 30 ai 40 anni, persone che sono ormai oltre la tipica fascia di età degli studi universitari e vorrebbero avere indipendenza economica e creare una propria famiglia”, commenta Giovanni Pizza, ceo di BonusX, come riferisce Adnkronos. Avere accesso alle agevolazioni del welfare pubblico è infatti un diritto di ogni cittadino. “La digitalizzazione della burocrazia è fondamentale – aggiunge Fabrizio Pinci, Coo di BonusX – per una maggior trasparenza, per aiutare i cittadini a risparmiare tempo da dedicare a sé stessi e alla propria famiglia, avere una maggior capacità di spesa, vivere più serenamente la vita di tutti i giorni e avere accesso a formazione e altre opportunità di riscatto sociale”.

Comodi, sani e sostenibili: sono i prodotti di IV Gamma

Cosa sono i prodotti di IV gamma? Frutta, verdura, e in generale, ortaggi freschi a elevato contenuto di servizio, confezionati in busta o in vaschette, e pronti per il consumo. Molto apprezzati dagli italiani, perché comodi, sani, sicuri e sostenibili, sono però ancora vittime dei pregiudizi e di alcuni comportamenti sbagliati tra i consumatori. È quanto emerge da un’indagine Bva-Doxa, commissionata dal Gruppo IV Gamma di Unione Italiana Food. Di fronte a una serie di possibili definizioni, solo il 34% sceglie quella corretta, l’11% invece risponde erroneamente che si tratta di ‘prodotti freschi, confezionati, da rilavare prima del consumo’, il 9% li confonde con i surgelati e il 7% con verdure in conserva.

I vantaggi per le famiglie

I risultati mostrano la grande penetrazione dei prodotti di IV Gamma nelle famiglie italiane: il 38% li acquista tutte le settimane, il 36% 2-3 volte al mese e solo il 7% dichiara di non acquistarli mai.
Ma quali sono i principali motivi per cui gli italiani scelgono la IV Gamma? Il 58% dichiara di acquistarli per comodità e risparmiare tempo, il 34% per la porzionatura, il 30% perché si evitano sprechi di prodotto, e il 26% perché sono prodotti che aiutano a facilitare il consumo di verdure. Infatti, i principali vantaggi riconosciuti dagli italiani sono l’essere pronti all’uso (39%), non devono essere puliti e rilavati (19%), evitano gli sprechi (19%), sono sicuri dal punto di vista igienico e sono controllati (13%), si può verificarne l’etichetta (5%) e la provenienza (5%).

L’insalata è la regina

Tra i prodotti di IV gamma, la regina incontrastata è l’insalata in busta, acquistata dall’81% del campione, seguita da ciotole di insalata (40%), frutta lavata e tagliata (30%) e zuppe (29%).
Per quanto riguarda la frutta, il 16% dichiara di comprarla tutte le settimane, il 27% 2-3 volte al mese, il 33% 1 volta al mese o meno, mentre il 24% dichiara di non acquistarla mai. Tra le motivazioni di acquisto della frutta di IV gamma, oltre a praticità e comodità (61%), spicca la ‘possibilità di consumare frutta esotica comodamente’ (32%). Il 17% invece la acquista perché rappresenta una merendina pratica per i bambini, e il 10% la utilizza nella preparazione dei dolci.

Sostenibilità nella filiera

Nonostante l’apprezzamento degli italiani, sussistono ancora comportamenti errati e false credenze: solo il 34% si comporta correttamente, trasportando i prodotti di IV Gamma all’interno di borse frigo.
In relazione alla riduzione degli sprechi, per il 48% la IV gamma è migliore rispetto agli ortofrutticoli freschi. Analogamente, in relazione all’utilizzo di acqua, il 39% dichiara che garantisce un risparmio idrico rispetto alla preparazione domestica, ma c’è ancora 1 italiano su 4 che sostiene il contrario.
Dal punto di vista igienico, il 29% ritiene che la IV gamma sia migliore rispetto agli ortofrutticoli freschi preparati in casa, ma dal punto di vista nutrizionale quasi 1 italiano su 5 non sa quanto questi prodotti siano nutrienti.

Curriculum vitae, come farlo “brillare” quando si cerca lavoro

Il curriculum vitae è la principale “arma” a disposizione di chi cerca un nuovo posto di lavoro. Quando ci si candida per una posizione, oppure ci si presenta autonomamente ai recruiter o a un’azienda, il cv è a tutti gli effetti il proprio biglietto da visita professionale e personale. E’ evidente che non si possano compiere passi falsi e che, soprattutto, sia essenziale riuscire ad emergere tra i potenziali competitor. Come fare, quindi, a stilare un curriculum vincente?

Un aiuto dalla rete

In prima battuta, ci si può affidare a siti professionali che offrono già modelli da compilare, come come cvmaker.it. In questo modo, si avrà una griglia corretta da compilare, in modo che non si rischierà di dimenticare di indicare aspetti importanti circa i propri dati o la propria esperienza e in più si eviterà di dilungarsi in spiegazioni troppo lunghe. L’ideale sarebbe essere brevi e concisi, schematici, inserendo prima le informazioni sui ruoli lavorativi ricoperti recentemente e poi quelli precedenti. Sarà quindi più corretto procedere seguendo un ordine cronologico inverso. In questo modo, i datori di lavoro – che individuano il possibile candidato ideale dopo aver svolto una prima fase selettiva basata sulla lettura dei cv – avranno tra le mani un documento professionale e preciso, che possa risaltare fra tutti gli altri.

Non solo le esperienze scolastiche e professionali

Naturalmente nel cv va indicato con completezza il proprio percorso formativo-scolastico, così come tutte le esperienze lavorative pregresse. Ma, oltre a queste hard skills, andrebbe indicate anche le soft skills. Queste ultime corrispondono a tutte quelle capacità che dipendono dalle caratteristiche personali e che la persona ha sviluppato con il passare degli anni, raggiungendo un certo livello di esperienza e maturità. Si tratta di competenze relazionali, come la leadership, ma anche il fatto di saper affrontare situazioni stressanti, il problem solving, il fatto di saper lavorare all’interno di un team, essere positivi, ma anche saper perseguire gli obiettivi che vengono prefissati, e così via. 

Meglio prevedere una lettera di presentazione 

Se poi si vuole cercare di avere ancora più possibilità circa il fatto di riuscire a far risaltare il proprio curriculum agli occhi del datore di lavoro, allora è possibile anche accompagnarlo con una buona lettera di presentazione, che non dovrà essere una spiegazione né una ripetizione di quello che si è specificato nel curriculum vitae, bensì un modo di presentarsi che riassuma le esperienze fondamentali e che spieghi perché si è scelto di candidarsi per quella posizione.

Mercato italiano del pet: il 2021 chiude con il segno “+”

Nel periodo 2007-2021 il mercato italiano dei prodotti per l’alimentazione di cani e gatti ha più che raddoppiato il fatturato, passando da 1.163 a 2.533 milioni di euro, con un tasso di crescita medio annuo delle vendite a valore del +5,7%. A detenere saldamente il ruolo di protagonista nel mercato italiano dei piccoli animali, nonché la componente più rilevante del pet food italiano, è infatti sempre l’alimentazione di gatti e cani, 
È uno dei dati emersi dal Rapporto Assalco-Zoomark 2022 sull’andamento del mercato del pet in Italia, giunto alla quindicesima edizione. Il Rapporto fotografa l’evoluzione del mercato dell’alimentazione e della cura degli animali da compagnia in Italia, confermando una crescita inarrestabile.

Una crescita grazie al maggior numero di adozioni
Secondo i dati IRI, rispetto al 2020, l’incremento del fatturato complessivo è pari al 7,1% e quello dei volumi al 5%. L’accelerazione che questa crescita ha subìto negli ultimi due anni è riconducibile anche al maggior numero di adozioni di cani e gatti, coincisa con la fine del primo lockdown del 2020. L’aumento del numero di proprietari si è tradotto in una crescita consistente delle famiglie acquirenti di alimenti per cani e gatti, che hanno raggiunto quota 12,2 milioni. Circa 1 milione in più rispetto all’anno precedente, per lo più costituite da giovani e di condizione socio-economica medio-alta. La penetrazione di queste famiglie ha raggiunto il 46,9% del totale delle famiglie italiane, +3,4% rispetto allo scorso anno.


Petshop GDO o canale online?
Rispetto a 15 anni fa, il mercato del pet food vede profondamente mutato il peso del canale specializzato e del Grocery: il primo ha avuto un tasso di sviluppo in valore medio annuo pari a +8,3%, ovvero il doppio del secondo (+4%). Tra i canali emergenti, il Rapporto segnala il Petshop GDO e il canale online, che ha raggiunto un peso sul totale del mercato pari al 2,4%. Sviluppato durante l’emergenza sanitaria, l’online ha attirato e fidelizzato nuovi shopper, abbattendo molte barriere culturali e conoscitive, che fino a un paio di anni fa sembrava potessero frenarlo.


Il segmento più dinamico è quello delle lettiere
La crescita del pet food è sostenuta soprattutto dallo sviluppo dei prodotti premium e superpremium, che sono sinonimo di innovazione e di una sempre maggiore attenzione al benessere dei pet. Quello dei prodotti per l’igiene, i giochi e gli accessori è infatti un mercato estremamente vitale, che ottiene ottime performance nel canale GDO, per un +5,8% rispetto al periodo precedente. Il segmento più dinamico si conferma quello delle lettiere, con una crescita del 5% nell’anno terminato a dicembre 2021.

Truffe online: in Italia danni per 156,6 milioni di euro

Secondo uno studio condotto dagli analisti di InvestinGoal l’Italia è il Paese europeo in cui le truffe online sono cresciute di più tra il 2020 e il 2021, con una ‘perdita’ pro capite di oltre 2.000 euro. E secondo Altroconsumo, tra agosto 2020 e luglio 2021, nel nostro paese si sono registrate 77.621 truffe relazionate al cybercrimine, che hanno colpito 1,3 persone ogni 1.000, per una crescita del 16% rispetto al periodo precedente e danni stimati intorno ai 156,6 milioni di euro. Tuttavia, a livello assoluto, l’Italia è una delle nazioni europee meno colpite, se si considera che in Svezia l’incidenza di questo tipo di truffa è di 14 persone su 1.000, mentre nei Paesi Bassi è di 6,9 su 1.000.

Carpire dati personali e bancari

La polizia di Stato nel suo report annuale riporta una crescita del 27% rispetto al 2020 sulle truffe finalizzate a carpire dati personali e bancari. Nel 2021 oltre 18.000 persone hanno denunciato casi di phishing, smishing o vishing, dichiarando di aver subito furti riguardanti carte di credito, credenziali di accesso bancarie o chiavi private dei propri cripto wallet. Secondo un’analisi di Scam Adviser, nel 2021 in tutto il mondo le truffe sono state oltre 260 milioni, per circa 41,3 miliardi di euro di perdite totali, il 15% in più rispetto al 2020. Il Brasile è il paese che ha visto il maggior numero di truffe, con un totale stimato di 125.410.052 truffe, circa 590 ogni 1.000 persone. L’India, al secondo posto, ha avuto un totale stimato di 120.000.000 di truffe, circa 87 ogni 1.000 persone.

Nel 2021 gli italiani hanno perso 2.017 euro a testa

Nella classifica di Scam Adviser l’Italia è al 18° posto, tra il Canada (1,5 per 1.000 persone) e la Svizzera (1,2 per 1.000 persone). Considerando invece i dati che fanno riferimento al denaro perso in media dai truffati, l’Italia si trova nella parte bassa della classifica, al 25° posto. In media nel periodo di riferimento, riferisce Askanews, gli italiani hanno perso 2.017 euro a truffa, e in Europa, peggio dell’Italia hanno fatto solo la Francia (3.500 euro), la Germania (9.652 euro), l’Irlanda (9.696 euro) e la Svizzera (25.874 euro).

Aumentano le truffe legate alle criptovalute

“La pandemia ha accelerato un processo che era già in crescita: l’isolamento sociale e la solitudine – commenta Filippo Ucchino, fondatore di InvestinGoal -. Questo ha creato le condizioni perfette per i truffatori, che hanno preso di mira soprattutto gli anziani, più inclini a quella che viene chiamata FEV, Financial Exploitation Vulnerability. Infatti, le truffe finanziarie, in particolare quelle legate alle criptovalute, sono in costante aumento. Purtroppo – aggiunge Ucchino – questi truffatori troveranno sempre un modo per arrivare alle persone. L’unica cosa che possiamo davvero fare per cercare di ‘fermarli’ è aumentare la consapevolezza delle persone su questi temi”.