OpenAI, arriva la versione aziendale di ChatGPT

OpenAI ha introdotto una versione di ChatGPT progettata per rispondere alle crescenti preoccupazioni delle aziende riguardo alla privacy e alla sicurezza nell’uso di intelligenza artificiale generativa. Questa soluzione, denominata ChatGPT Enterprise, è stata annunciata attraverso un articolo sul blog di OpenAI. Essa promette una maggiore sicurezza, privacy e accesso illimitato ad alta velocità a GPT-4. Inoltre, offre analisi dati avanzate per un’efficace estrazione di informazioni e la possibilità di formulare domande complesse a ChatGPT.

La questione della privacy e della sicurezza

La questione della privacy e della sicurezza è stata da sempre una preoccupazione per le aziende, che temevano che i loro dati potessero essere utilizzati per addestrare modelli di ChatGPT, mettendo a rischio informazioni sensibili dei clienti. OpenAI ha affrontato queste preoccupazioni garantendo agli utenti di ChatGPT Enterprise il pieno controllo e la proprietà dei propri dati, che non verranno utilizzati per l’addestramento di GPT. Oltre alla privacy, ChatGPT Enterprise consente la personalizzazione della conoscenza del modello riguardo ai dati aziendali e fornirà strumenti analitici avanzati, attualmente in fase di sviluppo. Opzioni di prezzo specifiche per piccole squadre saranno introdotte per rendere l’accesso più flessibile. L’obiettivo di OpenAI è coinvolgere il maggior numero di aziende possibile attraverso un processo di integrazione.

Il primo prodotto focalizzato sul settore aziendale

ChatGPT Enterprise, riferisce Adnkronos,  rappresenta il primo prodotto focalizzato sul settore aziendale, differenziandosi dai piani di abbonamento ChatGPT e ChatGPT Plus, che offrono un accesso più generale alla piattaforma. Le aziende che utilizzano già ChatGPT possono scegliere se rimanere fedeli alle opzioni attuali o passare a ChatGPT Enterprise per sfruttare le nuove funzionalità. Mentre alcune aziende hanno preferito connettersi a GPT-4 tramite API o servizi cloud per proteggere i propri dati, molte realtà più piccole hanno trovato difficile creare modelli di linguaggio su larga scala. In risposta a questa esigenza, sono emersi vari fornitori che offrono soluzioni sicure per l’accesso a modelli di linguaggio su larga scala come GPT-4.

Crescerà la concorrenza nel settore?

Con il lancio di ChatGPT Enterprise, ci si aspetta un aumento della concorrenza in questo settore. OpenAI ha anche annunciato l’apertura di GPT-3.5 all’addestramento personalizzato, consentendo agli utenti di adattare il modello alle proprie esigenze specifiche. Queste evoluzioni segnalano una crescente attenzione al bilanciamento tra l’innovazione nell’IA e la protezione dei dati aziendali e della privacy dei clienti.

Nel 2023 il settore HoReCa è solido: più consumi fuori casa a dispetto del caro-prezzi

Per oltre l’80% degli operatori HoReCa l’industria dei beni di largo consumo e gli esercenti hanno sensibilmente sofferto l’aumento dei costi, mitigandone l’impatto solo parzialmente incrementando i prezzi ai consumatori finali. A fronte della pressione inflattiva, a oggi gli operatori non prevedono però una contrazione significativa dei consumi. A quanto emerge dall’approfondimento di Bain & Company Italia realizzato in occasione del Rapporto Annuale Ristorazione, curato da FIPE-Confcommercio, il rallentamento della crescita economica nel 2023 non sembra infatti condizionare il segmento ‘fuori casa’.
Il settore HoReCa appare quindi solido, con il 2022, anno di stabilizzazione per il settore della Ristorazione, chiuso in crescita rispetto all’anno precedente, seppur ancora indietro del 4% rispetto al 2019. 

Uno scenario cautamente positivo

“Lo scenario del 2023 rimane cautamente positivo, con la maggioranza degli intervistati che per l’anno in corso prospetta una crescita del segmento nell’ordine del +5/+10% rispetto al 2022”, commenta Aaron Gennara Zatelli, Partner di Bain & Company. La tenuta del settore nel 2023 sarà guidata da diversi fattori. Innanzitutto, la stabilità della domanda dei consumatori italiani. Poi, la ‘premiumizzazione’ sostenuta dalla maggiore attenzione da parte dei consumatori verso qualità degli ingredienti, ricerca di unicità e sostenibilità dei prodotti offerti.
Inoltre, contribuiscono alle previsioni positive la ripresa del turismo internazionale e la tenuta dei sotto-canali, con offerte più accessibili, e i canali premium. Il ritorno del turismo internazionale in Italia determina infatti effetti positivi sul ‘fuori casa’ spingendo i volumi e aumentando la spesa per consumi HoReCa, con un maggiore interesse verso le esperienze premium.

Con smarworking meno colazioni al bar, più aperitivi

Ma poiché il lavoro da remoto si è stabilizzato a 2-3 giorni a settimana cambiano le abitudini alimentari dei consumatori europei. Se, da un lato, si riduce la spesa per colazioni e pranzi consumati fuori casa, dall’altro si nota una forte inclinazione verso uscite serali per aperitivi e cene, in una prospettiva di consumo esperienziale, sociale e di gratificazione personale. Durante il weekend si registra un incremento di pasti consumati fuori casa e takeaway, e aumenta la tendenza a consumare bevande alcoliche in club, bar o ristoranti, che tra il 2021 e il 2022 passa dal 15% al 25%, con picchi del 40% in Spagna e Italia.

Rallenta il Food e Grocery Delivery 

La crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità spinge l’industria all’adozione di pratiche più sostenibili nei processi produttivi e nei prodotti stessi, utilizzando ingredienti a basso impatto ambientale o impiegando pratiche socialmente responsabili.
Tuttavia, emerge ancora una discrepanza tra intenzioni d’acquisto dei consumatori e ciò che viene effettivamente comprato (prodotti meno sostenibili a prezzi più convenienti). Quanto ai modelli di Food e Grocery Delivery, la ripresa delle abitudini di consumo fuori casa ne hanno rallentato lo sviluppo. Ma nel 2022 quasi 4 consumatori italiani su 10 hanno usufruito dei servizi di consegna a domicilio.

La società attuale è più equa e egualitaria? Le risposte in un’indagine

Le disuguaglianze sono un fenomeno sempre più evidente nelle società contemporanee, rappresentando una significativa disparità nelle opportunità, risorse e diritti tra individui e gruppi. Questa problematica sociale ed economica richiede un’attenzione particolare, motivo per cui Ipsos da anni studia e analizza l’ampliarsi delle disuguaglianze, i suoi effetti e le conseguenze in termini di coesione e disagio sociale. A questo proposito ha preso il via il ciclo di studi Ipsos Equalities Index, un’indagine internazionale che esplora la percezione delle persone sulle disuguaglianze e sulle discriminazioni subite da diversi gruppi, nonché la valutazione dei progressi compiuti e il ruolo dei responsabili nell’ottenere una società più equa.

Chi subisce maggiormente le discriminazioni?

 Ipsos Equalities Index si focalizza principalmente sulle disuguaglianze sociali, ovvero le differenze nella posizione sociale e nel trattamento delle persone in base a caratteristiche personali o di gruppo come genere, etnia, religione, orientamento sessuale, identità di genere e abilità. Riguardo ai risultati dell’indagine condotta in 33 paesi, in media il 52% delle persone considera le disuguaglianze un problema importante da affrontare (percentuale riscontrata anche in Italia). Tra i gruppi considerati più discriminati, le persone con disabilità fisica sono ritenute quelle che subiscono la discriminazione più grave. Seguono le donne, le persone affette da disturbi mentali e la comunità LGBT+. In Italia, invece, le donne e la comunità LGBT+ sono considerate le più discriminate, seguite dalle persone con disabilità fisica e gli immigrati.

Confronto tra generazioni sul tema delle disuguaglianze

Dall’Ipsos Equalities Index emerge che la Generazione Z (nata tra il 1996 e il 2012) è la generazione più sensibile alle disuguaglianze rispetto alle altre. In particolare, ogni generazione successiva ha maggiori probabilità di considerare le disuguaglianze un problema importante nel proprio paese rispetto alla generazione precedente. I Baby Boomers (nati tra il 1945 e il 1965), ad esempio, sono l’unica generazione in cui la maggioranza assoluta non ritiene le disuguaglianze un problema molto serio da affrontare. I più giovani stanno progressivamente abbandonando l’idea del “se vuoi puoi”, diventando più scettici riguardo all’idea di vivere in una società meritocratica e credendo sempre di più che i fattori strutturali, cioè quelli che sfuggono al proprio controllo diretto, siano più determinanti per il successo nella vita. La Generazione Z è anche più propensa a credere che una società realmente giusta si basi sul principio di equità anziché sull’uguaglianza. Mentre l’uguaglianza implica fornire lo stesso a tutti, l’equità riconosce che non tutti partono dallo stesso punto e che occorre intervenire per correggere gli squilibri.

Età e genere

Ci sono alcune eccezioni degne di nota riguardanti l’ageismo e il genere. I giovani sono meno inclini a considerare gli anziani come un gruppo discriminato. In particolare, la Generazione Z è l’unica a pensare che i giovani siano trattati peggio degli anziani. Un’altra eccezione riguarda la parità di genere. I più giovani sono meno propensi a credere che le donne siano ancora oggetto di discriminazione. Questo segnala una crescente percezione tra i giovani che gli uomini siano trattati ingiustamente. Anche se questa opinione è condivisa solo da una piccola minoranza (8% della Generazione Z), si osserva una chiara tendenza tra le diverse generazioni. Ad esempio, i Baby Boomers hanno solo la metà delle probabilità di condividere questa opinione (4%).

Uomini e donne: percezioni diverse

In generale, le donne sono più sensibili alle tematiche legate alle disuguaglianze. Indicano le persone con disabilità, neurodiversità, problemi di salute mentale e coloro che si identificano come LGBT+ come i gruppi più discriminati. Tuttavia, non vi sono differenze significative tra uomini e donne riguardo a questioni come razzismo, xenofobia, ageismo e pregiudizio religioso. Un risultato sorprendente è che le persone più ricche e istruite sono le più sensibili alle disuguaglianze. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non solo riconoscono maggiormente il problema, ma sostengono anche la necessità di fare di più per combatterlo. Le persone più abbienti sono anche più propense a credere che sia giusto garantire un accesso equo alle risorse e alle opportunità necessarie per ottenere risultati simili.

A che punto siamo?

In generale, tutti i paesi coinvolti nell’indagine (ad eccezione della Polonia) sono concordi sul fatto che molto altro debba essere fatto per colmare le disuguaglianze. Ovviamente, ciò che significa “molto altro” varia da paese a paese. I paesi che hanno compiuto maggiori progressi in termini di parità di genere, diritti LGBT+ e che affrontano ingiustizie razziali storiche sono quelli in cui è più diffusa la percezione di aver fatto qualche progresso.

Phishing, ransomware, data stealer: i rischi dell’innovazione secondo Acronis

Nei primi sei mesi del 2023 il numero di attacchi phishing basati su e-mail aumenta del 464% rispetto al 2022, e aumentano del 24% gli attacchi subiti da ogni azienda. A quanto emerge dall’ultimo Report di Acronis sulle minacce digitali il phishing resta la forma più diffusa di furto delle credenziali, e costituisce il 73% di tutti gli attacchi, seguita dagli attacchi di compromissione delle e-mail aziendali (15%). Nel primo semestre 2023 però è il ransomware il principale rischio per le Pmi, e preoccupa la minaccia crescente dei data stealer, che sfruttano le credenziali rubate per l’accesso non autorizzato a informazioni sensibili.
“Nel 2023, il volume delle minacce ha registrato un picco rispetto all’anno precedente – sottolinea Candid Wüest, Vicepresidente Research di Acronis -, un segnale che indica la proliferazione del crimine informatico e l’accresciuta abilità degli hacker di compromettere i sistemi e sferrare gli attacchi”. 

Malware creati con l’AI

Nei loro attacchi, i criminali informatici mostrano capacità sempre più sofisticate e utilizzano l’Intelligenza artificiale e il codice ransomware già esistente per penetrare in profondità nei sistemi delle vittime ed estorcere informazioni riservate.
Il malware creato con l’AI è in grado di sfuggire agli antivirus tradizionali, e rispetto al 2022 aumentano in modo esponenziale i casi di ransomware pubblico.Gli endpoint monitorati da Acronis restituiscono dati preziosi sulle modalità di azione dei criminali, confermando la maggiore intelligenza, complessità e difficoltà di rilevamento di alcune tipologie di attacco.

Bloccati 50 milioni di URL sugli endpoint

Nel primo trimestre 2023, Acronis ha bloccato circa 50 milioni di URL sugli endpoint, +15% rispetto all’ultimo trimestre 2022.
Nello stesso periodo, sono stati resi pubblici 809 casi di ransomware, con un picco del 62% a marzo, rispetto alla media mensile di 270 casi. Sempre nel primo trimestre 2023, il 30,3% di tutte le e-mail ricevute erano spam e l’1,3% conteneva malware o link di phishing.
Ogni esemplare di malware circola in media per 2,1 giorni prima di scomparire. Il 73% degli esemplari è stato osservato una sola volta. I modelli di AI pubblici agiscono come complici inconsapevoli dei criminali alla ricerca di vulnerabilità nei codici sorgente: li aiutano infatti a creare situazioni che impediscono di prevenire e sventare le frodi, come i deep fake.

LockBit, Clop, BlackCat, Vice Society

I gruppi di hacker utilizzano il phishing per acquisire credenziali, estrapolare dati e trarne profitto. Il gruppo LockBit è responsabile della maggior parte delle violazioni dei dati, mentre il gruppo Clop ha violato i sistemi di una rete di fornitori di servizi per la salute mentale, colpendo i dati personali e protetti dalla normativa HIPAA di oltre 783.000 persone. BlackCat, invece, infiltrandosi nei sistemi di un produttore industriale indiano, si è appropriato di oltre 2 TB di dati militari segreti, incluse anche informazioni personali di dipendenti e clienti. E Vice Society ha compromesso 1.200 server e informazioni personali di 43.000 studenti, 4.000 persone dello staff accademico e 1.500 dello staff amministrativo dell’Università tedesca di Duisburg-Essen.

Come presentare nel modo più attraente possibile i prodotti del mio negozio?

Presentare i propri prodotti in modo attraente è fondamentale per qualsiasi tipo di attività commerciale.

Una presentazione efficace può infatti far la differenza tra un prodotto che viene notato e uno che passa inosservato: per questo motivo abbiamo deciso di fornirti alcuni consigli sul come presentare nel modo più attraente possibile i prodotti del tuo negozio.

L’organizzazione degli scaffali

Se hai un negozio fisico, l’organizzazione degli scaffali è fondamentale per presentare i prodotti nel modo migliore.

Assicurati di organizzare i prodotti in modo logico e coerente, in modo che i clienti possano trovare ciò che cercano facilmente.

Sarebbe inoltre importante utilizzare scaffali e supporti adatti alle dimensioni dei prodotti, per evitare che sembrino disordinati o poco curati.

Disposizione  degli arredi e punti focali

La disposizione adeguata degli arredi e degli espositori all’interno di un negozio è fondamentale per infondere un senso di ordine e benessere nei clienti.

Spazi agevoli per il passaggio, punti focali strategici e un’organizzazione accurata dei prodotti favoriscono un’esperienza di shopping piacevole.

Proprio l’uso strategico di punti focali può aiutare a catturare l’attenzione dei clienti e guidarli nella scelta dei prodotti.

Gli espositori posizionati in punti strategici ad esempio, possono mostrare i prodotti in modo accattivante, stimolando il desiderio dei clienti di avvicinarsi e scoprire di più.

L’importanza della pulizia

Mantieni sempre gli scaffali puliti e in ordine. Un ambiente pulito e ordinato può influire positivamente sulla percezione dei clienti sulla qualità dei prodotti.

Inoltre, assicurati di rimuovere gli eventuali prodotti scaduti o danneggiati per evitare che i clienti ne facciano uso e si lamentino successivamente.

L’utilizzo di materiale promozionale

L’utilizzo di materiali promozionali all’interno del negozio, come cartellonistica e display, può attirare l’attenzione dei clienti sui prodotti in vendita. Assicurati di utilizzare materiali di alta qualità e ben realizzati per garantire un impatto visivo efficace. Inoltre, scegli la posizione giusta per questo tipo di materiale, in modo che sia visibile e non crei confusione.

L’importanza della coerenza

Assicurati che lo stile espositivo e l’eventuale cartellonistica interna siano coerenti con l’immagine del tuo negozio e con i prodotti che vendi. Utilizza lo stesso stile grafico e lo stesso linguaggio visivo per creare un’immagine coordinata e professionale.

L’importanza dell’esperienza d’acquisto

Come è noto, l’esperienza d’acquisto è un fattore cruciale per far sì che i clienti tornino a varcare la soglia tuo negozio.

Fai in modo da creare un ambiente veramente accogliente e confortevole, con personale disponibile e cortese. Fai inoltre in modo di assicurarti che tutti i prodotti siano esposti in maniera accattivante e che vengano valorizzati al meglio dalla giusta illuminazione.

In base alla tipologia di prodotti che vendi, tieni in considerazione gli espositori in cartone: sono resistenti e facilmente personalizzabili, trasmettono cura per l’ambiente e naturalezza.

Il servizio post-vendita

Il servizio post-vendita può fare la differenza tra un cliente soddisfatto e uno deluso. Assicurati di fornire un servizio post-vendita di alta qualità, con un’assistenza clienti disponibile e pronta a rispondere a eventuali domande o problemi.

In questo modo, i clienti si sentiranno sempre tutelati quando acquistano qualcosa da te, dunque avranno un’esperienza che percepiranno certamente come positiva e saranno più propensi a tornare a fare acquisti nel tuo negozio.

Conclusioni

Presentare nel modo più attraente possibile i prodotti del tuo negozio richiede sicuramente un po’ di attenzione e cura, ma può fare la differenza tra un prodotto che viene notato e uno che passa inosservato.

Tieni a mente i fattori elencati in questo articolo, grazie ai quali potrai presentare i tuoi prodotti nel modo migliore possibile dando una percezione di alta qualità  ai tuoi clienti.

Mondo del lavoro, 8 italiani su 10 sono contenti della loro occupazione

Otto italiani su 10 dichiarano di essere soddisfatto del proprio lavoro. E la ragione di questa “soddisfazione” non è necessariamente lo stipendio. Infatti, la retribuzione si posiziona solamente al terzo posto nella hit degli aspetti che rendono piacevole la propria occupazione. I fattori determinanti, invece, risultano essere la realizzazione personale, la formazione e le opportunità di crescita professionale. Mantenere un equilibrio adeguato tra lavoro e vita privata occupa il quarto posto, mentre godere di un buon clima lavorativo chiude la classifica. Questo è il quadro che emerge dalla recente ricerca Ipsos commissionata da Amazon, intitolata “Il futuro del lavoro: viaggio attraverso la percezione del lavoro nell’Italia di oggi”. Molte di queste caratteristiche ritornano anche nella descrizione del lavoro ideale. La ricerca è decisamente rappresentativa, dato che è stata condotta su un campione di 1.800 persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni che lavorano o hanno cercato attivamente lavoro negli ultimi 12 mesi.

Lo stipendio fisso è importante per la metà degli italiani

Sebbene la stabilità garantita da un reddito fisso e costante nel tempo rimanga un aspetto importante per oltre la metà degli italiani, l’equilibrio tra lavoro e vita privata risulta essere il fattore determinante anche quando si pensa al lavoro ideale. La meritocrazia e un clima positivo sul posto di lavoro sono indicati da quattro italiani su dieci. In generale, i lavoratori italiani preferirebbero una modalità di lavoro che consenta di alternare il lavoro in presenza con il lavoro da remoto (52%), ritenendo che questa sia una scelta condivisa anche da molte aziende. Si evidenzia inoltre una maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori che non sono più disposti ad accontentarsi. Il 56% cerca un’occupazione in linea con il proprio percorso di studi, senza fare compromessi, o che corrisponda alle proprie passioni. Parallelamente all’indagine condotta da Ipsos su un campione rappresentativo della popolazione italiana, gli stessi quesiti sono stati rivolti anche ai dipendenti di Amazon in Italia. Dalla ricerca parallela sono emersi dati coerenti con quelli del Paese nel complesso: infatti, se il 90% dei dipendenti Amazon si ritiene soddisfatto, tale percentuale sale al 62% quando si considerano coloro che si dichiarano “estremamente o molto soddisfatti”, a differenza del 47% del campione generale.

Però il mondo del lavoro presente è peggiore di quello passato

Nonostante i dati positivi in merito al livello di soddisfazione, solo il 19% degli intervistati ritiene che il mondo del lavoro sia migliorato negli ultimi anni. Una percentuale del 57% crede sia peggiorato, soprattutto in termini di retribuzione, welfare e benefit (63%), ambiente di lavoro e valori aziendali (51%), flessibilità ed equilibrio tra lavoro e vita privata (48%). L’evoluzione del lavoro ha coinvolto anche le professioni stesse: un terzo degli intervistati ha dichiarato di svolgere un lavoro che dieci anni fa non esisteva o che non era presente all’interno della propria azienda. 

Mercato immobiliare: nel primo bimestre 2023 crollano i mutui

Nei primi due mesi del 2023, a Roma, Milano, Napoli, Bari, Bologna, Torino, Palermo, Verona e Firenze le richieste di mutuo risultano in discesa, mentre il ‘calo’ delle compravendite di fabbricati abitativi è più diversificato sul territorio. È stato reso noto dal Consiglio Nazionale del Notariato sulla base delle rilevazioni effettuate attraverso i Dati statistici Notarili (DSN). In particolare, il Notariato ha presentato una ricognizione sul bimestre effettuata in 9 grandi città italiane in merito a mutui, surroghe, e compravendite di fabbricati abitativi.

Calano anche le compravendite: -2,7% 

Sebbene a livello nazionale il calo delle compravendite sia del 2,7%, province come Bari, Bologna, Torino e Palermo mostrano valori in controtendenza, attestandosi a variazioni positive rispetto al primo bimestre 2022. Dai dati positivi di Torino (+3,26%), Bologna (+2,88%), Bari (+1,14%) e Palermo (+2,11%) si passa al calo di centri importanti come Milano (-3,74%), Verona (-1,45%), Roma (-2,09%), Firenze (-5,28%), Napoli (-14,9%). Nel mese di febbraio 2023 in tutte le città si registra comunque un calo delle compravendite, tranne a Torino, dove le transazioni sono addirittura maggiori rispetto a gennaio.

Milano e Roma: discesa a doppia cifra

A Milano nel primo bimestre 2023 si è registrato un calo del 3,74% del mercato immobiliare rispetto allo stesso periodo del 2022. Tutti i segmenti sono coinvolti, -11,84% prime case tra privati, -29% prime case da impresa, -10,04% seconde case tra privati, -8,33% seconde case da impresa.
Ancora più forte è il calo dei mutui: -21,04% rispetto allo stesso periodo del 2022. E si registra un calo anche nelle surroghe di circa il -17,5%. A Roma, il calo delle compravendite è del 2,09%, mentre per il segmento prime case tra privati si attesta a -3,89%, e per quelle acquistate dal costruttore addirittura a -27,38%. Resta invece positivo il dato totale delle transazioni per le ‘seconde case’ (+7.05% da privati, +4,75% da costruttore). Il calo dei mutui è poi pari a -20%, e le surroghe sono scese del 12,64%. Dopo una leggera diminuzione a gennaio 2023 (-1.56%), a partire da febbraio crollano a -23,31%.

Nel 2023 mercato a -10,7%

Data la disponibilità della serie storica dei Dati Statistici Notarili dal 2017 al 2022, sono state inoltre fatte stime tendenziali sull’andamento del mercato immobiliare nel 2023. Sono previsioni basate su analisi e modelli matematici di dati che potrebbero non tenere conto di incertezze e variazioni impreviste, fornendo indicazioni e andamenti di sviluppo nelle aree di interesse. Nello specifico, ci si è posti l’obiettivo di misurare il trend nelle transazioni di compravendite di beni immobili e sui mutui erogati. Per il 2023, sulla base dello studio statistico a cura del Consiglio Nazionale del Notariato, ci si aspetta un calo del mercato del 10,7% rispetto al 2022. La riduzione è generalizzata su prime e seconde case, sia da acquisto tra privati sia da impresa, ma i dati nello specifico evidenziano importanti differenze.

Il ruolo dell’AI nella transizione digitale delle imprese

L’impatto stimato dall’Osservatorio EY dell’uso dell’Intelligenza artificiale sul prodotto interno globale è di 15 trilioni di dollari entro il 2030. Attualmente, però, solo l’8% delle aziende è impegnato nell’adozione diffusa di tale tecnologia. Inoltre, se nell’ultimo anno l’Italia ha investito 457 milioni di euro nell’AI, a livello europeo sono stati investiti 15 miliardi. Il margine di crescita in questo settore in Italia è quindi ancora ampio.
Di fatto, oltre a intervenire su diversi ambiti della vita quotidiana, l’Intelligenza Artificiale è in grado di imprimere un’accelerazione nella transizione digitale delle imprese. Finora le aziende che hanno accolto l’AI in tutta l’azienda hanno ottenuto un valore significativo dei loro investimenti, e in genere dedicano il 70% di tali investimenti all’integrazione dell’AI nei processi aziendali, il 20% alle tecnologie e il 10% negli algoritmi di AI.

L’adozione dell’AI richiede un cambio di mindset

Per le aziende le possibili applicazioni sono diverse: automazione di interi processi, come gestione dei dati e del personale, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi con riduzione dei costi, tempi e aumento della qualità, personalizzazione della relazione con i clienti, e miglioramento dell’efficienza di dipendenti e collaboratori aziendali L’adozione dell’AI richiede, però, un cambio di mindset da parte di aziende e organizzazioni. “Non si tratta solo di acquisire tecnologie avanzate, ma di implementare un approccio olistico – commenta Paolo Lobetti Bodoni, consulting leader di EY Italia -. Questa modalità di implementazione a 360° è la chiave per generare vero valore a lungo termine”.

Servono governance adeguata e investimenti

Ignorare questa nascente rivoluzione fornita dall’AI “significa condannare le proprie imprese a una minor competitività nel mercato globale, e per l’Italia, perdere l’opportunità di accelerare la propria trasformazione digitale”, aggiunge Lobetti Bodoni.
Per un’applicazione su larga scala dell’AI, riporta Adnkronos, servirebbe una spinta decisa, ma non senza un’adeguata governance, che garantisca una corretta adozione della tecnologia, con particolare riferimento alla sicurezza e alla protezione dei dati. Oltre a investimenti, che per quanto riguarda il nostro Paese, pur aumentati del 30% nell’ultimo anno, ci vedono ancora piuttosto indietro rispetto a Usa, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna.

Integrare conoscenza del processo, etica e sicurezza

Per fare in modo che l’AI rappresenti un valore aggiunto le imprese dovrebbero allineare la cultura, la struttura e le modalità di lavoro adottando una strategia integrata tra conoscenza del processo, etica e sicurezza. Il che si tradurrebbe in un cambio di atteggiamento complessivo, a cominciare dallo sviluppo di conoscenze specifiche, la definizione di processi di lavoro che integrino l’AI in modo efficace anche tramite regole chiare e un’infrastruttura adeguata.
Un modello di business ‘AI driven’, in cui l’organizzazione è interamente progettata attorno all’Intelligenza Artificiale e basata su di essa, e dove ogni funzione deve essere pensata per migliorare efficienza ed efficacia della strategia.

Deepfake: quali sono scenari e minacce del 2023?

Grazie alle reti neurali e al deep learning è possibile utilizzare immagini, video e materiali audio per creare video realistici, ma falsi, alterando digitalmente viso o corpo di una persona in modo da farla sembrare qualcun altro. Sono i cosiddetti deep fake. In generale, gli attacchi che sfruttano i deepfake hanno come obiettivo disinformare e manipolare l’opinione pubblica, ricattare o svolgere attività di spionaggio. Secondo il World Economic Forum il numero di video deepfake online sta aumentando a un ritmo annuale del 900%. E i ricercatori di Kaspersky stanno facendo luce sui tre principali scenari di frode utilizzati dai deepfake a cui prestare attenzione nel 2023. 

Frodi finanziarie

I deepfake possono essere utilizzati per il social engineering: i criminali usano immagini modificate per fingersi celebrità, così da adescare vittime e indurle a credere alle loro truffe. L’anno scorso, ad esempio, è diventato virale un video creato artificialmente in cui Elon Musk prometteva elevati profitti grazie a un piano di investimento in criptovalute di dubbia efficacia, che portava gli utenti a perdere il proprio denaro. Per creare deepfake come questo, i truffatori usano filmati di celebrità o uniscono vecchi video e li pubblicano in live stream sui social, promettendo agli utenti di ottenere il doppio in criptovaluta di quanto gli è stato inviato.

Deepfake pornografici

Un altro modo in cui vengono utilizzati i deepfake è per violare la privacy. In particolare, sovrapponendo il volto di una persona in un video pornografico. In un caso, sono apparsi online video di celebrità che mostravano il loro volto sovrapposto a corpi di attrici porno in scene esplicite. Di conseguenza, in casi simili, le vittime degli attacchi subiscono danni alla propria reputazione e la violazione dei propri diritti. In ogni caso, è importante considerare che i deepfake sono una frode molto costosa, che richiede grossi investimenti. Se un utente trovasse un software su internet e provasse a creare un deepfake, il risultato sarebbe poco realistico.

Rischi aziendali

Pertanto, nonostante i pericoli che può comportare un deepfake solo pochi acquirenti sono in grado di permetterselo: il prezzo per un minuto di deepfake può partire da 20.000 dollari americani.
Ma spesso i deepfake sono utilizzati anche per colpire le aziende a fini criminali, come l’estorsione ai dirigenti, il ricatto e lo spionaggio industriale. Ad esempio, è noto un caso in cui i cyber criminali sono riusciti a ingannare un dirigente bancario negli Emirati Arabi e a rubare 35 milioni di dollari utilizzando un deepfake vocale.  I responsabili HR sono già in allerta per quanto concerne l’uso dei deepfake da parte di candidati che si propongono per un lavoro a distanza, come si legge in un avviso dell’FBI. Qualora riescano a ingannare i responsabili HR e ottenere un’offerta lavorativa, potrebbero rubare i dati del datore di lavoro.

I dati congiunturali per l’Industria lombarda nel primo trimestre 2023

Secondo le elaborazioni effettuate dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, il primo trimestre 2023 fa registrare un aumento rispetto al quarto trimestre 2022 sia della produzione industriale (+0,9% destagionalizzato), sia del fatturato dell’Industria lombarda (+2% destagionalizzato).
A crescere sono anche le commesse acquisite dai mercati esteri (+2,1% destagionalizzato), mentre risultano in calo quelle interne (-1,3%). In particolare, per l’area di Milano, il quadro delinea un aumento congiunturale della produzione industriale e del fatturato (+0,3% e +2,3% destagionalizzato).
La crescita rispetto al dato lombardo è maggiore per la produzione e per il fatturato locale (+1,8% per la Lombardia, destagionalizzato).

Produzione, fatturato e ordini dell’area di Milano

Per gli ordini interni il dato congiunturale cresce in modo più marcato per l’industria milanese rispetto alla manifattura lombarda (rispettivamente +3,4% e +0,3 destagionalizzato), allo stesso modo gli ordini esteri, per cui la performance milanese risulta migliore (+6,4% rispetto al dato lombardo di +0,8% destagionalizzato). Secondo l’analisi tendenziale, il primo trimestre 2023 ha consentito all’area metropolitana milanese di crescere del 3,3% per la produzione, più del dato lombardo (+2,5% in un anno). Se si considera la crescita netta del fatturato, sempre raffrontata al primo trimestre 2022, l’aumento è del 9,1% a livello locale e del 7,7% a livello regionale.

La capacità produttiva di Monza e Brianza

In relazione al portafoglio ordini, Milano registra un livello superiore a quello relativo al primo trimestre 2022 (+6,5%), con performance migliore rispetto alla manifattura lombarda (+2,8%). Inoltre, i mercati esteri milanesi hanno ripreso la crescita in modo più incisivo (+11,1%) rispetto alla componente interna (+4,1%).
Anche la crescita tendenziale della capacità produttiva di Monza e Brianza colloca i volumi prodotti a un livello superiore rispetto al primo trimestre 2022 (+3,3%), superiore rispetto al dato lombardo (+2,5%). Nello stesso periodo, i dati della manifattura brianzola per fatturato (+7,8%) sono in linea con il dato lombardo (+7,7%), mentre il portafoglio ordini del manifatturiero brianzolo evidenzia un incremento reale inferiore a quanto registrato in Lombardia (rispettivamente +2% e +2,8%).

Le performance di Lodi

Anche Lodi evidenzia una crescita rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale (+2,7% destagionalizzato), accompagnato dalla crescita del fatturato (+0,5% destagionalizzato), dalle commesse acquisite dai mercati interni (+0,1% destagionalizzato), e dagli ordini esteri (+0,9%).
Relativamente all’analisi tendenziale, la crescita della produzione si attesta a +5,2%, performance migliore rispetto al dato lombardo (+2,5%), e in relazione al fatturato, il recupero si attesta a +3,6%, inferiore per intensità al dato regionale (+7,7%). Per quanto riguarda gli ordini, crescono in un anno del 2,6% rispetto al 2,8% lombardo.