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Adolescenti, violenza di genere e dimensione “onlife” 

Il 17% degli adolescenti tra 14 e 18 anni pensa che in una relazione intima sia ‘normale’ che ogni tanto scappi uno schiaffo, e per il 30% la gelosia è un segno di amore.

In una dimensione delle relazioni sempre più onlife anche condividere la password dei social e dei dispositivi con il partner è una prova d’amore (21%). Secondo i risultati dell’indagine sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos, quasi uno/a su cinque (19%) di chi ha/ha avuto una relazione intima dichiara di essere stato spaventato dal/lla partner con atteggiamenti violenti. 
Ma tra i tanti elementi di preoccupazione emerge il dato positivo dell’interesse crescente verso le tematiche di genere.

Le dinamiche di controllo

Al 26% degli adolescenti che hanno/hanno avuto una relazione è capitato che il/la partner creasse un profilo social falso per controllarlo/a. E l’11% di tutti gli intervistati dichiara che le proprie foto intime sono state condivise da altre persone senza il proprio consenso.

Il 65% ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo, dalla richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%) a non vestirsi in un determinato modo (32%). Ma il 63% dichiara di aver praticato almeno un comportamento di controllo nei confronti di altri.
Quanto al consenso a un rapporto sessuale, il 90% ritiene necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile. Ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento.

Le relazioni intime nella vita online 

Nella vita relazionale degli adolescenti la dimensione online e quella offline sono ormai intrecciate in modo indissolubile. Il 73% dichiara di aver stretto amicizia online con persone prima sconosciute, e il 64% di aver usato i social media per conoscere o avvicinarsi a una persona che piace. 

L’ambiente digitale è parte integrante anche delle relazioni intime. Il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse (40% tra chi è in una relazione).
Ma un adolescente su 10 ha condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito, e l’11% ha subìto una condivisione di proprie foto intime senza aver dato il consenso. 

Le proposte dei giovani contro la violenza

Tra le misure ritenute più utili per spingere i/le giovani a chiedere aiuto in caso di violenza all’interno di una relazione intima, gli adolescenti indicano il numero telefonico gratuito specifico per denunciare o avere consigli e informazioni in caso di violenza (42%), programmi di sensibilizzazione per le scuole che coinvolgano insegnanti, studenti e famigliari (36%), la migliore conoscenza delle procedure di segnalazione (33%). E gli sportelli di aiuto scolastici (32%).

Nel 2023 il settore HoReCa è solido: più consumi fuori casa a dispetto del caro-prezzi

Per oltre l’80% degli operatori HoReCa l’industria dei beni di largo consumo e gli esercenti hanno sensibilmente sofferto l’aumento dei costi, mitigandone l’impatto solo parzialmente incrementando i prezzi ai consumatori finali. A fronte della pressione inflattiva, a oggi gli operatori non prevedono però una contrazione significativa dei consumi. A quanto emerge dall’approfondimento di Bain & Company Italia realizzato in occasione del Rapporto Annuale Ristorazione, curato da FIPE-Confcommercio, il rallentamento della crescita economica nel 2023 non sembra infatti condizionare il segmento ‘fuori casa’.
Il settore HoReCa appare quindi solido, con il 2022, anno di stabilizzazione per il settore della Ristorazione, chiuso in crescita rispetto all’anno precedente, seppur ancora indietro del 4% rispetto al 2019. 

Uno scenario cautamente positivo

“Lo scenario del 2023 rimane cautamente positivo, con la maggioranza degli intervistati che per l’anno in corso prospetta una crescita del segmento nell’ordine del +5/+10% rispetto al 2022”, commenta Aaron Gennara Zatelli, Partner di Bain & Company. La tenuta del settore nel 2023 sarà guidata da diversi fattori. Innanzitutto, la stabilità della domanda dei consumatori italiani. Poi, la ‘premiumizzazione’ sostenuta dalla maggiore attenzione da parte dei consumatori verso qualità degli ingredienti, ricerca di unicità e sostenibilità dei prodotti offerti.
Inoltre, contribuiscono alle previsioni positive la ripresa del turismo internazionale e la tenuta dei sotto-canali, con offerte più accessibili, e i canali premium. Il ritorno del turismo internazionale in Italia determina infatti effetti positivi sul ‘fuori casa’ spingendo i volumi e aumentando la spesa per consumi HoReCa, con un maggiore interesse verso le esperienze premium.

Con smarworking meno colazioni al bar, più aperitivi

Ma poiché il lavoro da remoto si è stabilizzato a 2-3 giorni a settimana cambiano le abitudini alimentari dei consumatori europei. Se, da un lato, si riduce la spesa per colazioni e pranzi consumati fuori casa, dall’altro si nota una forte inclinazione verso uscite serali per aperitivi e cene, in una prospettiva di consumo esperienziale, sociale e di gratificazione personale. Durante il weekend si registra un incremento di pasti consumati fuori casa e takeaway, e aumenta la tendenza a consumare bevande alcoliche in club, bar o ristoranti, che tra il 2021 e il 2022 passa dal 15% al 25%, con picchi del 40% in Spagna e Italia.

Rallenta il Food e Grocery Delivery 

La crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità spinge l’industria all’adozione di pratiche più sostenibili nei processi produttivi e nei prodotti stessi, utilizzando ingredienti a basso impatto ambientale o impiegando pratiche socialmente responsabili.
Tuttavia, emerge ancora una discrepanza tra intenzioni d’acquisto dei consumatori e ciò che viene effettivamente comprato (prodotti meno sostenibili a prezzi più convenienti). Quanto ai modelli di Food e Grocery Delivery, la ripresa delle abitudini di consumo fuori casa ne hanno rallentato lo sviluppo. Ma nel 2022 quasi 4 consumatori italiani su 10 hanno usufruito dei servizi di consegna a domicilio.

Phishing, ransomware, data stealer: i rischi dell’innovazione secondo Acronis

Nei primi sei mesi del 2023 il numero di attacchi phishing basati su e-mail aumenta del 464% rispetto al 2022, e aumentano del 24% gli attacchi subiti da ogni azienda. A quanto emerge dall’ultimo Report di Acronis sulle minacce digitali il phishing resta la forma più diffusa di furto delle credenziali, e costituisce il 73% di tutti gli attacchi, seguita dagli attacchi di compromissione delle e-mail aziendali (15%). Nel primo semestre 2023 però è il ransomware il principale rischio per le Pmi, e preoccupa la minaccia crescente dei data stealer, che sfruttano le credenziali rubate per l’accesso non autorizzato a informazioni sensibili.
“Nel 2023, il volume delle minacce ha registrato un picco rispetto all’anno precedente – sottolinea Candid Wüest, Vicepresidente Research di Acronis -, un segnale che indica la proliferazione del crimine informatico e l’accresciuta abilità degli hacker di compromettere i sistemi e sferrare gli attacchi”. 

Malware creati con l’AI

Nei loro attacchi, i criminali informatici mostrano capacità sempre più sofisticate e utilizzano l’Intelligenza artificiale e il codice ransomware già esistente per penetrare in profondità nei sistemi delle vittime ed estorcere informazioni riservate.
Il malware creato con l’AI è in grado di sfuggire agli antivirus tradizionali, e rispetto al 2022 aumentano in modo esponenziale i casi di ransomware pubblico.Gli endpoint monitorati da Acronis restituiscono dati preziosi sulle modalità di azione dei criminali, confermando la maggiore intelligenza, complessità e difficoltà di rilevamento di alcune tipologie di attacco.

Bloccati 50 milioni di URL sugli endpoint

Nel primo trimestre 2023, Acronis ha bloccato circa 50 milioni di URL sugli endpoint, +15% rispetto all’ultimo trimestre 2022.
Nello stesso periodo, sono stati resi pubblici 809 casi di ransomware, con un picco del 62% a marzo, rispetto alla media mensile di 270 casi. Sempre nel primo trimestre 2023, il 30,3% di tutte le e-mail ricevute erano spam e l’1,3% conteneva malware o link di phishing.
Ogni esemplare di malware circola in media per 2,1 giorni prima di scomparire. Il 73% degli esemplari è stato osservato una sola volta. I modelli di AI pubblici agiscono come complici inconsapevoli dei criminali alla ricerca di vulnerabilità nei codici sorgente: li aiutano infatti a creare situazioni che impediscono di prevenire e sventare le frodi, come i deep fake.

LockBit, Clop, BlackCat, Vice Society

I gruppi di hacker utilizzano il phishing per acquisire credenziali, estrapolare dati e trarne profitto. Il gruppo LockBit è responsabile della maggior parte delle violazioni dei dati, mentre il gruppo Clop ha violato i sistemi di una rete di fornitori di servizi per la salute mentale, colpendo i dati personali e protetti dalla normativa HIPAA di oltre 783.000 persone. BlackCat, invece, infiltrandosi nei sistemi di un produttore industriale indiano, si è appropriato di oltre 2 TB di dati militari segreti, incluse anche informazioni personali di dipendenti e clienti. E Vice Society ha compromesso 1.200 server e informazioni personali di 43.000 studenti, 4.000 persone dello staff accademico e 1.500 dello staff amministrativo dell’Università tedesca di Duisburg-Essen.

Mercato immobiliare: nel primo bimestre 2023 crollano i mutui

Nei primi due mesi del 2023, a Roma, Milano, Napoli, Bari, Bologna, Torino, Palermo, Verona e Firenze le richieste di mutuo risultano in discesa, mentre il ‘calo’ delle compravendite di fabbricati abitativi è più diversificato sul territorio. È stato reso noto dal Consiglio Nazionale del Notariato sulla base delle rilevazioni effettuate attraverso i Dati statistici Notarili (DSN). In particolare, il Notariato ha presentato una ricognizione sul bimestre effettuata in 9 grandi città italiane in merito a mutui, surroghe, e compravendite di fabbricati abitativi.

Calano anche le compravendite: -2,7% 

Sebbene a livello nazionale il calo delle compravendite sia del 2,7%, province come Bari, Bologna, Torino e Palermo mostrano valori in controtendenza, attestandosi a variazioni positive rispetto al primo bimestre 2022. Dai dati positivi di Torino (+3,26%), Bologna (+2,88%), Bari (+1,14%) e Palermo (+2,11%) si passa al calo di centri importanti come Milano (-3,74%), Verona (-1,45%), Roma (-2,09%), Firenze (-5,28%), Napoli (-14,9%). Nel mese di febbraio 2023 in tutte le città si registra comunque un calo delle compravendite, tranne a Torino, dove le transazioni sono addirittura maggiori rispetto a gennaio.

Milano e Roma: discesa a doppia cifra

A Milano nel primo bimestre 2023 si è registrato un calo del 3,74% del mercato immobiliare rispetto allo stesso periodo del 2022. Tutti i segmenti sono coinvolti, -11,84% prime case tra privati, -29% prime case da impresa, -10,04% seconde case tra privati, -8,33% seconde case da impresa.
Ancora più forte è il calo dei mutui: -21,04% rispetto allo stesso periodo del 2022. E si registra un calo anche nelle surroghe di circa il -17,5%. A Roma, il calo delle compravendite è del 2,09%, mentre per il segmento prime case tra privati si attesta a -3,89%, e per quelle acquistate dal costruttore addirittura a -27,38%. Resta invece positivo il dato totale delle transazioni per le ‘seconde case’ (+7.05% da privati, +4,75% da costruttore). Il calo dei mutui è poi pari a -20%, e le surroghe sono scese del 12,64%. Dopo una leggera diminuzione a gennaio 2023 (-1.56%), a partire da febbraio crollano a -23,31%.

Nel 2023 mercato a -10,7%

Data la disponibilità della serie storica dei Dati Statistici Notarili dal 2017 al 2022, sono state inoltre fatte stime tendenziali sull’andamento del mercato immobiliare nel 2023. Sono previsioni basate su analisi e modelli matematici di dati che potrebbero non tenere conto di incertezze e variazioni impreviste, fornendo indicazioni e andamenti di sviluppo nelle aree di interesse. Nello specifico, ci si è posti l’obiettivo di misurare il trend nelle transazioni di compravendite di beni immobili e sui mutui erogati. Per il 2023, sulla base dello studio statistico a cura del Consiglio Nazionale del Notariato, ci si aspetta un calo del mercato del 10,7% rispetto al 2022. La riduzione è generalizzata su prime e seconde case, sia da acquisto tra privati sia da impresa, ma i dati nello specifico evidenziano importanti differenze.

Superbonus, bonus edilizi, e cessione credito: nuove regole

L’Agenzia delle Entrate comunica che per superbonus, sismabonus e bonus barriere architettoniche dal prossimo 2 maggio nell’area riservata del sito, all’interno della Piattaforma cessione crediti, sarà disponibile una nuova funzionalità. I soggetti titolari di crediti da bonus edilizi possono ripartire in 10 anni i crediti non ancora utilizzati per i quali è stata comunicata la prima opzione entro lo scorso 31 marzo. La comunicazione da parte di imprese edilizie, banche e altri cessionari, potrà riguardare anche solo una parte della rata del credito disponibile: con successive comunicazioni potranno essere infatti rateizzati sia la restante parte della rata sia eventuali altri crediti acquisiti nel frattempo. 

Crediti diluiti in 10 anni 

Sono alcune novità contenute nel provvedimento in attuazione delle ultime modifiche normative in materia, che fornisce le istruzioni ai fornitori e ai cessionari che intendono usufruire di questa possibilità.  La possibilità di diluire i crediti in 10 anni si applica a quelli relativi a interventi agevolati derivanti dalle opzioni per la prima cessione, o per lo sconto in fattura, comunicate all’Agenzia entro il 31 marzo di quest’anno. Il provvedimento specifica che la quota residua di ciascuna rata annuale dei crediti d’imposta, anche acquisita a seguito di cessioni successive alla prima opzione, e non utilizzata in compensazione, può essere ripartita in 10 rate annuali di pari importo.

Una nuova ripartizione per la quota residua delle rate dei crediti

In particolare, la nuova ripartizione per il superbonus può essere effettuata per la quota residua delle rate dei crediti riferite agli anni 2022 e seguenti per i crediti derivanti dalle comunicazioni delle opzioni per la prima cessione o lo sconto in fattura inviate all’Agenzia delle Entrate fino al 31 ottobre 2022, e agli anni 2023 e seguenti per i crediti derivanti dalle comunicazioni inviate all’Agenzia dal primo novembre 2022 al 31 marzo 2023. Nonché per il sismabonus e il bonus barriere architettoniche le comunicazioni inviate fino al 31 marzo 2023. Ciascuna nuova rata annuale potrà essere utilizzata esclusivamente in compensazione, e non potrà essere a sua volta ceduta, né ulteriormente ripartita.

Fornitori e cessionari potranno optare per la rateizzazione lunga 

Fornitori e cessionari potranno comunicare all’Agenzia la volontà di optare per la rateizzazione lunga, al posto di quella originariamente prevista, semplicemente accedendo all’area riservata del sito dell’Agenzia. La comunicazione può riguardare anche solo una parte della rata del credito al momento disponibile. Con successive comunicazioni potranno essere infatti rateizzati, anche in più soluzioni, la restante parte della rata e gli eventuali altri crediti nel frattempo acquisiti.
Se alla fine del 2023 il soggetto avrà altri crediti residui non compensabili, riferisce Adnkronos, potrà comunicare all’Agenzia di volerli ripartire nei successivi dieci anni. In alternativa a questa prima soluzione, sarà possibile attendere la fine del 2023 per avere contezza dei crediti residui non compensabili, e inviare la relativa comunicazione all’Agenzia.

Cambiamento climatico e ruolo dei governi, l’opinione dei cittadini

Insieme alla situazione economica, è il cambiamento climatico una delle principali preoccupazioni espresse dai cittadini del mondo. A dirlo è l’Annual WIN Survey 2022, che restituisce un’immagine globale delle percezioni ed opinioni dei cittadini di tutto il pianeta riguardo il cambiamento climatico e il ruolo di istituzioni e governi nel cercare di proteggere l’ambiente. BVA Doxa, parte dell’Associazione promotrice WIN International, è responsabile della raccolta e analisi dei dati sull’Italia.
Ai cittadini dei 36 paesi coinvolti nella ricerca è stato chiesto quale fosse la loro preoccupazione maggiore per il futuro: al primo posto troviamo la situazione economica personale (30%), seguita dalla situazione economica del proprio paese (23%).

Cosa temono gli italiani

In Europa, la percentuale di coloro che sono preoccupati per la propria situazione economica e per quella del loro paese segue un andamento simile, con il 31% e il 19%  delle menzioni rispettivamente, un dato che invece in Italia ha un peso diverso: è la situazione economica del nostro paese a preoccupare di più gli Italiani (31%) mentre è al secondo posto tra le preoccupazioni più forti quella personale (23%). Tra le altre preoccupazioni dei cittadini italiani troviamo al terzo posto la guerra (18%), seguita dalla criminalità (10%) e dal prezzo del gas (7%).

I cambiamenti climatici sono meno sentiti di un anno fa

L’attenzione in merito ai cambiamenti climatici  livello globale  sta diminuendo: nel 2022, l’83% dei cittadini a livello mondiale si dice molto o abbastanza preoccupato per la minaccia del riscaldamento globale, -3% rispetto al 2021 (86%) e -2% rispetto al 2020 (85%). Sono le donne il segmento della popolazione più preoccupato in questo senso (86%), mentre per quanto riguarda i singoli paesi, Stati Uniti e Polonia sembrano essere i due paesi con le percentuali più basse di cittadini che se ne preoccupano, con il 24% e il 21% delle persone rispettivamente che non ritengono il riscaldamento climatico un problema. In Italia, l’86% dei cittadini ritiene che il riscaldamento climatico sia un grave problema di cui occuparsi, un dato leggermente più alto rispetto alla media europea che si attesta all’82%: sono i paesi come la Francia, la Croazia, e la Slovenia che condividono con l’Italia le percentuali più alte di cittadini preoccupati.

Che fare?

Gli ottimisti, cioè coloro che ritengono che ancora si possa fare qualcosa per fermare il riscaldamento globale, stanno diminuendo nel corso del tempo: chi ritiene che sia troppo tardi condivideva questa opinione con il 40% delle persone nel 2020, con il 43% delle persone nel 2021 e oggi con il 45% dei cittadini, un dato che indica l’importanza di non solo continuare ad agire per proteggere l’ambiente ma anche di coinvolgere quante più persone possibili nella causa. Serve l’azione dei Governi: la maggior parte dei cittadini intervistati ritiene che i governi del proprio paese non stiano prendendo i dovuti provvedimenti per far fronte ai problemi climatici (lo ritiene il 55% degli intervistati), anche questo un dato in crescita del +3% rispetto al 2021. A livello europeo, la fiducia nei governi dei propri paesi per quanto riguarda la capacità di far fronte al cambiamento climatico con le necessarie misure è condivisa dal 29% dei cittadini.

Smartphone pieghevoli: un mercato che nel 2023 crescerà del +44%

Secondo la società di analisi TrendForce nel 2023 i consumatori acquisteranno 18,5 milioni di smartphone pieghevoli rispetto ai 12,8 milioni dello scorso anno, e la previsione di crescita per questo segmento di mercato è pari al 44%. Nei dodici mesi appena trascorsi è stata Samsung la regina degli smartphone pieghevoli, con oltre l’82% di unità delle serie Z Fold e Z Flip vendute. Ma quest’anno le concorrenti non staranno a guardare. E Xiaomi e Oppo, che a oggi si rivolgono principalmente al mercato cinese, durante il 2023 dovrebbero rendere disponibili i loro modelli a livello globale, aumentando così la propria quota di riferimento.

Anche i produttori di display si specializzano nei foldable

L’aumento delle vendite di questi device darà modo alla catena di produzione focalizzata sui pieghevoli di investire maggiormente sul design e sulle funzionalità dei nuovi dispositivi. Al centro, l’ingegnerizzazione delle cerniere, ossia il meccanismo che permette ai cosiddetti ‘foldable’ di aprirsi e chiudersi senza recare danno alla struttura e agli schermi interni. In tal senso, beneficeranno del trend al rialzo sia fornitori consolidati, come KH Vatech e S-connect, entrambi partner di Samsung, sia marchi meno conosciuti ma impegnati su tecnologie più complesse, tra cui Amphenol e Asia Vital Components. Anche i produttori di display si stanno specializzano nel mondo dei pieghevoli. Csot – China Star Optoelectronics Technology, ad esempio, ha studiato una nuova tecnica che permetterà di integrare la cerniera direttamente nella parte esterna dello schermo touch, riporta Ansa.

Samsung vuole ridurre i costi mantenendo un buon margine di profitto

Le questioni in sospeso che devono ancora essere effettivamente risolte nello sviluppo degli smartphone pieghevoli sono l’impossibilità del dispositivo di chiudersi completamente e il notevole spessore della scocca. Tuttavia, TrendForce ritiene che Samsung continuerà a lavorare sulle cerniere a forma di U, perché vuole ridurre i costi mantenendo un buon margine di profitto per i suoi smartphone pieghevoli. Con questo approccio, Samsung può rendere più popolari i modelli pieghevoli e conquistare un’ampia fetta di quota di mercato per questo tipo di prodotti nel segmento di fascia bassa.

Le cerniere determinano il costo dell’intero dispositivo 

Tra i componenti chiave per uno smartphone pieghevole, le cerniere giocano infatti un ruolo fondamentale nel determinare il costo dell’intero dispositivo. In uno smartphone pieghevole le cerniere sono responsabili della durata o della flessibilità del display, della visibilità della relativa piegatura sul display, della sensazione di capovolgimento del dispositivo e di molte altre funzioni. 
In altre parole, la qualità delle cerniere influenzerà direttamente la disponibilità dei consumatori ad acquistare uno smartphone pieghevole. Con il tasso di penetrazione dei modelli pieghevoli in aumento nel mercato degli smartphone, il valore del mercato globale delle cerniere utilizzate negli smartphone OLED pieghevoli aumenterà del 14,6% su base annua, superando il livello di 500 milioni di dollari USA per il 2023.

Nel post-Covid addio alle passeggiate: ritorna l’auto privata

Secondo il 19° Rapporto sulla mobilità Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani, a cura di Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, dopo l’esplosione del 2020 la mobilità pedonale non sembra confermarsi. Nel 2021 gli spostamenti a piedi scendono al 22,7%, e nel primo semestre 2022 al 19,7%. E l’auto riconferma la sua ascesa: la quota modale raggiunge quasi la soglia del 65% (era al 59% nel 2020). Nel 2021 il parco autovetture continua a crescere, ma non a ringiovanire: il totale delle auto circolanti è di 39,8 circa milioni (100mila in più rispetto al 2019) con un tasso di motorizzazione salito a 67,2 veicoli ogni 100 abitanti. Il tasso di motorizzazione dell’Italia resta perciò tra i più alti in Europa, con un parco circolante di oltre 11 milioni di veicoli, poco meno del 30% del totale, che non supera lo standard emissivo Euro 3. 

Si riducono i passeggeri del Tpl

A fine 2022 il comparto del trasporto pubblico locale stima una riduzione dei passeggeri del -21% rispetto al 2019, e per la fine del 2023 si prevede un volume della domanda del -12% rispetto al pre-Covid. A settembre 2022 il parco autobus adibito a servizio Tpl ammonta a quasi 50.000 veicoli, di cui il 14,6% non assicurato. Sotto il profilo qualitativo, il settore soffre un ritardo strutturale nel processo di ringiovanimento del parco mezzi. In Italia, l’età media degli autobus è di circa tre anni superiore alla media europea, anche se negli ultimi anni è stata avviata un’accelerazione nel rinnovo del materiale rotabile.

Due ruote: meno bici più moto

Per quanto riguarda il mercato delle biciclette, il 2021 è stato un anno di assestamento. Secondo i dati ANCMA lo scorso anno sono state vendute in Italia poco meno di 2 milioni di biciclette, di cui 295mila e-bike (14,9% del totale), ovvero l’1,7% in meno rispetto al 2020 (-2,9% bici tradizionali, +5,4% bici elettriche). Continua invece la graduale espansione del mercato di moto e motocicli. Il parco veicolare delle due ruote si è attestato nel 2021 a 7,15 milioni di unità, +2,1% rispetto al 2020. Il numero di moto per 100 abitanti è salito a 12,1 dall’11,7 del 2020.

Crolla il tasso di mobilità sostenibile

Con queste premesse, la mobilità sostenibile ne paga le spese: Audimob, per il 2021, registra il crollo del tasso di mobilità sostenibile (viaggi effettuati a piedi, in bicicletta o con un mezzo pubblico) al 29% (37,5% nel 2020) e nel primo semestre 2022 al 26,1%.
Anche sulla sicurezza stradale, rispetto all’obiettivo europeo 2020/2030, siamo in ritardo: nel 2021 gli incidenti stradali sono stati poco più di 150.000, con un incremento di quasi il 30% rispetto al 2020.
Le vittime sono state 2.875, il 20% in più del 2020, i feriti 204.728 (+28,6%). Sono comunque numeri inferiori a quelli registrati nel 2019. Il tasso di mortalità (numero decessi ogni 100 incidenti) è sceso di una frazione di punto, attestandosi a 1,9.

Italia, prima in Europa per capacità di riciclo

“Ci sono più luci che ombre per l’Italia che ricicla i rifiuti. Il nostro Paese è leader in Europa per tasso di riciclo e secondo per tasso di circolarità. Esportiamo ancora troppi rifiuti, anche per mancanza di un adeguato sistema impiantistico, soprattutto nel Centro-Sud del Paese.
Per cogliere le sfide poste dal Pnrr e dagli obiettivi fissati a livello europeo serve puntare su strumenti (ad esempio ‘acquisti verdi delle Pa’ e incentivi fiscali su prodotti riciclati) in grado di far compiere il definitivo salto di qualità all’industria nazionale del riciclo”.
Ecco, in sintesi, cosa afferma lo studio annuale ‘L’Italia che Ricicla’, il Rapporto presentato da Assoambiente – l’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonché bonifiche. Insomma, il nostro Paese qualche primato positivo l’ha saputo conquistare, riferisce Adnkronos, e la medaglia di virtuosa del riciclo è quanto mai importante.

Essenziale per la resilienza economica

“Il riciclo dei rifiuti, oltre alla valenza centrale che riveste per la transizione ecologica – ha commentato Paolo Barberi, vicepresidente di Assoambiente – risulta oggi ancor più strategico per accrescere la resilienza economica del nostro Paese, tradizionalmente povero di materie prime, particolarmente in questa fase di emergenza economica-energetica maturata nel post pandemia. Il salto di qualità per il settore, anche per il buon esito della parte di Pnrr relativa alla gestione rifiuti, potrà arrivare solo con la piena implementazione delle riforme.
In tal senso, è fondamentale che venga adottata compiutamente e celermente la strumentazione economica prevista dalla Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, a partire dall’introduzione dei Certificati del Riciclo, oltre a strumenti efficaci come gli incentivi fiscali (ad esempio con Iva agevolata) per rendere competitivi i materiali riciclati rispetto alle materie prime vergini.
Altro intervento di fondamentale importanza è l’adozione in tempi brevi delle norme tecniche che dovrebbero regolamentare il settore favorendo la creazione di un mercato stabile e trasparente, siano esse relative all’End of Waste, ai sottoprodotti, o ai Criteri Ambientali Minimi per le gare pubbliche. Infine, va rafforzata e resa effettiva la domanda pubblica di prodotti riciclati”.

Performance decisamente migliori della media Ue 

L’Italia si colloca al primo posto a livello europeo per tasso di avvio al riciclo dei rifiuti (sia urbani che speciali), rispetto al totale gestito. Il dato italiano, pari all’83,2% (riferito al 2020, ultimi dati disponibili), è decisamente superiore non soltanto alla media Ue (39,2%), ma anche rispetto ai maggiori Paesi dell’Unione: Spagna (60,5%), Francia (54,4%) e Germania (44%). Guardando al tasso di circolarità dei materiali, che misura la quota di materiale riciclato e reimmesso nell’economia nell’uso complessivo dei materiali, l’Italia, con il 21,6%, si colloca poco sotto il primato della Francia (22,2%) e comunque sopra la Germania (13,4%) e la Spagna (11,2%) e, più in generale al di sopra della media Ue (12,8%).
Un trend in decisa crescita, se si tiene conto che tale indicatore si attestava al 12,6% solo 9 anni fa. Un primato che si conferma anche con riferimento al tasso di utilizzo di metalli provenienti dal riciclo, che denota il contributo offerto dai metalli riciclati al soddisfacimento della domanda complessiva: qui l’Italia costituisce addirittura il benchmark di riferimento tra i principali Stati europei con un 47,2%, con Francia (39,3%), Germania (27,3%) e Spagna (18,5%) decisamente più indietro.

Gli italiani e gli elettrodomestici connessi

Cosa fanno gli italiani con gli elettrodomestici connessi? Per 8 italiani su 10 avere a che fare con elettrodomestici connessi nella propria abitazione vuol dire soprattutto gestire la lavatrice o l’asciugatrice tramite app. E quali sono i cicli più usati per lavare la biancheria o le stoviglie? Non solo quello rapido, ma anche il programma ‘eco’ e quelli dedicati all’igienizzazione. E risultano in crescita anche i programmi utilizzati per lavare scarpe e piumini. È quanto emerge dai dati di una ricerca di Haier Europe, la divisione europea della multinazionale cinese degli elettrodomestici. La compagnia ha sviluppato una piattaforma con 5 milioni gli utenti dichiarati in cui l’app hOn funziona da guida per gli elettrodomestici dei marchi del gruppo, ovvero Candy, Haier e Hoover.

Cosa vuol dire connettere lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie

Avere elettrodomestici connessi vuol dire ordinare i programmi di lavaggio per lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie soprattutto in base a parametri che hanno impatto sulla riduzione dei consumi. Oppure significa avere una cappa che comunica con il piano cottura regolando la potenza, e di conseguenza, limitando odori, rumore, e appunto, inutili consumi. Oppure, ancora, significa avere l’asciugatrice che si sincronizza con la lavatrice, impostando automaticamente il programma e la durata ottimale sulla base di cosa e quanto si è lavato, riducendo così drasticamente i tempi di asciugatura.

Le funzioni da remoto in cucina: ottimizzare la spesa e gestire la temperatura del frigo

In cucina invece le funzioni smart consigliano ricette che ottimizzano la spesa disponibile rispetto alle date di scadenza, o gestiscono la temperatura del frigo secondo le reali esigenze dei prodotti introdotti e del meteo giornaliero, in modo da mantenerne la freschezza più a lungo ed evitare sprechi. Ma oltre alla gestione degli elettrodomestici in cucina, le funzioni smart permettono anche la gestione da remoto dei condizionatori, attivabile anche dagli smart speaker più diffusi.

La Polonia è la nazione più smart. L’Italia è al sesto posto

Tra le funzioni smart preferite dagli utenti, riporta Agi, c’è però anche quella dedicata al check up dei propri elettrodomestici, utile per monitorare e ricevere notifiche in merito alla necessità di piccole attività di manutenzione. Sempre secondo i dati di Haier Europe è la Polonia la nazione più smart in fatto di elettrodomestici connessi. Seguono la Spagna, la Repubblica Ceca, la Francia e il regno Unito. L’Italia risulta in sesta posizione, anche se con un pubblico di utenti in crescita. Germania, Grecia e Portogallo chiudono la speciale classifica di Haier Europe.